UFFICIO DELLE LETTURE
Domenica, 16 febbraio 2025
DOMENICA
DELLA SESTA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO
V O Dio, vieni a salvarmi.
R Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Alleluia.
INNO
Dio disse: «Sia la luce!» E la luce fu (Gn 1, 3).
Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore del giorno:
Col prodigio stupendo della luce,
rifulgente primizia,
hai dato origine al mondo
e all’implacabile corsa dei giorni.
Tu che hai domato il caos tenebroso
con l’alternarsi mirabile
di aurore e di tramonti,
ascolta, Padre, la voce che implora.
Oh! Non accada all’anima,
dispersa nei beni fuggevoli,
di legarsi ostinata nella colpa
e perdere la tua vita;
ma, immune dal peccato,
eluso ogni pericolo,
arrivi alla porta del cielo
ed entri al premio eterno.
Ascolta, Dio pietoso, la preghiera
per Gesù Cristo Signore,
che regna con te nei secoli
e con lo Spirito santo. Amen.
latino
Lucis creátor óptime,
lucem diérum próferens,
primórdiis lucis novæ
mundi parans oríginem;
Qui mane iunctum vésperi
diem vocári præcipis:
tætrum chaos illábitur;
audi preces cum flétibus.
Ne mens graváta crímine
vitæ sit exsul múnere,
dum nil perénne cógitat
seséque culpis ílligat.
Cælórum pulset íntimum,
vitále tollat præmium;
vitémus omne nóxium,
purgémus omne péssimum.
Præsta, Pater piíssime,
per Iesum Christum Dóminum,
qui tecum in perpétuum
regnat cum sancto Spíritu. Amen.
in canto
Prodigio stupendo è la luce!
Con essa origine hai dato
al mondo e alla corsa dei giorni,
o Padre, creatore potente.
Il caos tenebroso hai domato,
donandoci aurore e tramonti,
mirabile danza nel tempo:
ascoltaci, eterno Signore!
Il cuore dell’uomo assetato,
disperso nei beni fuggevoli,
non cerchi ostinato la colpa,
perdendo la vita e la pace;
ma, immune da ogni peccato,
elusi pericoli e inganni,
arrivi alla porta del cielo
ed entri felice nel regno.
Ascoltaci, Dio pietoso,
per Cristo Signore risorto:
uniti allo Spirito santo
vivete e regnate per sempre. Amen.
INNO
Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore notturne o nelle prime ore del mattino:
La nostra lode accogli,
o Creatore eterno delle cose,
che, notte e giorno avvicendando,
rendi più vario e grato il tempo.
Alta regna la notte
e già s’ode il canto del gallo,
gioioso presagio di luce
all’ansia del viandante.
Si desta allora e ad oriente appare
la stella palpitante del mattino,
la torma squagliasi dei vagabondi,
abbandonando i vicoli del male.
Il gallo canta. La sua voce placa
il furioso fragore dell’onda;
e Pietro, roccia che fonda la Chiesa,
la colpa asterge con lacrime amare.
Orsù leviamoci animosi e pronti:
tutti risveglia il richiamo del gallo
e gli indolenti accusa che si attardano
sotto le coltri dormigliando ancora.
Il gallo canta. Torna la speranza:
l’infermo sente rifluir la vita,
il sicario nasconde il suo pugnale,
negli smarriti la fede rivive.
Gesù Signore, guardaci pietoso,
quando, tentati, incerti vacilliamo:
se tu ci guardi, le macchie dileguano
e il peccato si stempera nel pianto.
Tu, vera luce, nei cuori risplendi,
disperdi il torpore dell’anima:
a te sciolga il labbro devoto
la santa primizia dei canti.
Gloria a Dio Padre
e all’unico suo Figlio
con lo Spirito santo
nella distesa dei secoli. Amen.
latino
Ætérne rerum Cónditor,
noctem diémque qui regis,
et témporum das témpora,
ut álleves fastídium;
Præco diéi iam sonat,
noctis profúndæ pérvigil,
noctúrna lux viantibus
a nocte noctem ségregans.
Hoc excitátus lúcifer
solvit polum calígine,
hoc omnis errónum chorus
vias nocéndi déserit.
Hoc nauta vires cólligit
pontíque mitescunt freta,
hoc ipse Petra Ecclésiæ
canénte culpam diluit.
Surgámus ergo strénue!
gallus iacentes excitat,
et somnoléntos íncrepat,
Gallus negantes arguit.
Gallo canénte spes redit,
ægris salus refúnditur,
mucro latrónis cónditur,
lapsis fides revértitur.
Iesu, labántes respice,
et nos vidéndo córrige,
si réspicis, lapsus cadunt,
fletúque culpa sólvitur.
Tu lux refúlge sensibus,
mentísque somnum díscute,
te nostra vox primum sonet
et ore solvámus tibi.
Deo Patri sit glória
eiúsque soli Fílio,
cum Spíritu Paráclito
in sempíterna sǽcula. Amen.
in canto
Accogli nel canto la lode,
eterno Creatore del mondo,
che notte e giorno avvicendi
rendendo più vario il tempo.
Ancora la notte è oscura
e già si ode il canto del gallo,
gioioso presagio di luce
all’ansia dell’uomo in cammino.
Si desta e appare ad oriente
la stella del primo mattino;
la torma di uomini infidi
rifugge da vie tortuose.
Il canto del gallo è una voce
sul cupo fragore dell’onda;
e Pietro, la roccia di Cristo,
con lacrime asperge la colpa.
Leviamoci pronti e animosi:
il canto del gallo risveglia
e accusa i pigri indolenti,
che ancora nel sonno si attardano.
Così la speranza ritorna:
il male abbandona il violento,
fluisce la vita all’infermo,
la fede rivive nei cuori.
Clemente Signore, difendici:
incerti e tentati noi siamo!
Se guardi, le macchie dileguano:
nel pianto il peccato laviamo.
Tu, luce, risplendi nell’uomo,
disperdi il torpore dell’anima:
a te sciolga il labbro devoto
la santa primizia dei canti.
La gloria innalziamo al Padre
e all’unico Figlio risorto,
insieme allo Spirito santo,
per sempre nei secoli eterni. Amen.
CANTICO DEI TRE GIOVANI
Cfr. Dn 3, 52-56
Ogni creatura lodi il Signore
Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu sul trono del tuo regno, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi †
e siedi sui cherubini, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu nel firmamento del cielo, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito santo, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Come era nel principio e ora e sempre
nei secoli dei secoli, amen, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
SALMODIA
Cantico - 1Sam 2, 1-10
La mia guida e la speranza degli umili sono in Dio
Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati (Lc 1, 52-53).
Ant. 1 Il mio cuore esulta nel Signore. †
Il mio cuore esulta nel Signore, *
† la mia fronte s’innalza, grazie al mio Dio.
Si apre la mia bocca contro i miei nemici, *
perché io godo del beneficio che mi hai concesso.
Non c’è santo come il Signore, *
non c’è rocca come il nostro Dio.
Non moltiplicate i discorsi superbi, †
dalla vostra bocca non esca arroganza; *
perché il Signore è il Dio che sa tutto e le sue opere sono rette.
L’arco dei forti s’è spezzato, *
ma i deboli sono rivestiti di vigore.
I sazi sono andati a giornata per un pane, *
mentre gli affamati han cessato di faticare.
La sterile ha partorito sette volte *
e la ricca di figli è sfiorita.
Il Signore fa morire e fa vivere, *
scendere agli inferi e risalire.
Il Signore rende povero e arricchisce, *
abbassa ed esalta.
Solleva dalla polvere il misero, *
innalza il povero dalle immondizie,
per farli sedere con i capi del popolo, *
e assegnare loro un seggio di gloria.
Perché al Signore appartengono i cardini della terra *
e su di essi fa poggiare il mondo.
Sui passi dei giusti egli veglia, †
ma gli empi svaniscono nelle tenebre *
Certo non prevarrà l’uomo malgrado la sua forza.
Dal Signore saranno abbattuti i suoi avversari! *
L’Altissimo tuonerà dal cielo.
Il Signore giudicherà gli estremi confini della terra; †
al suo re darà la forza *
ed eleverà la potenza del suo Messia.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Ant. 1 Il mio cuore esulta nel Signore.
Cantico - Os 11, 1-4, 7-8a. c 9
Lode all’amore di Dio padre
Avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!» (Rm 8, 15).
Ant. 2 Io ho amato Israele giovinetto, *
mi sono chinato su di lui
per dargli da mangiare.
Quando Israele era giovinetto, io l’ho amato *
e dall’Egitto ho chiamato mio figlio.
Ma più li chiamavo, *
più da me si allontanavano;
immolavano vittime ai Baal, *
agli idoli bruciavano incensi.
Ad Efraim io insegnavo a camminare †
tenendolo per mano, *
ma essi non compresero che avevo cura di loro.
Io li traevo con legami di dolcezza, *
con vincoli d’amore;
ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia; *
mi chinavo su di lui per dargli da mangiare.
Il mio popolo è duro a convertirsi: †
chiamato a guardare in alto, *
nessuno sa sollevare lo sguardo.
Come potrei abbandonarti, Efraim, *
come consegnarti ad altri, Israele?
Il mio cuore dentro di me si commuove, *
il mio intimo freme di compassione.
Non darò sfogo all’ardore della mia ira, *
non tornerò a distruggere Efraim,
perché sono Dio e non uomo; †
sono il Santo in mezzo a te *
e non verrò nella mia ira.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Ant. 2 Io ho amato Israele giovinetto, *
mi sono chinato su di lui
per dargli da mangiare.
Cantico - Is 5, 1-7
Carme della vigna di Dio, Israele
«Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo» (Gv 15, 11).
Ant. 3 La vigna del Signore degli eserciti *
è la casa d’Israele.
Canterò per il mio diletto *
il mio cantico d’amore per la sua vigna.
Il mio diletto possedeva una vigna *
sopra un fertile colle.
Egli l’aveva vangata e sgombrata dai sassi *
e vi aveva piantato scelte viti;
vi aveva costruito in mezzo una torre *
e scavato anche un tino.
Egli aspettò che producesse uva, *
ma essa fece uva selvatica.
Or dunque, abitanti di Gerusalemme e uomini di Giuda, *
siate voi giudici fra me e la mia vigna.
Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna *
che io non abbia fatto?
Perché, mentre attendevo che producesse uva, *
essa ha fatto uva selvatica?
Ora voglio farvi conoscere *
ciò che sto per fare alla mia vigna:
toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo; *
demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata.
La renderò un deserto, *
non sarà potata né vangata
e vi cresceranno rovi e pruni; *
alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia.
Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti †
è la casa di Israele; *
gli abitanti di Giuda la sua piantagione preferita.
Egli si aspettava giustizia *
ed ecco spargimento di sangue,
attendeva rettitudine *
ed ecco grida di oppressi.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Ant. 3 La vigna del Signore degli eserciti *
è la casa d’Israele.
Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison.
V Tu sei benedetto, Signore.
R Amen.
L Benedicimi, Padre.
V Per Cristo, che è via e verità,
la divina Maestà ci benedica.
R Amen.
PRIMA LETTURA
1Cor 6, 12-20
Dalla prima lettera ai Corinzi di san Paolo, apostolo
Fuggite la fornicazione!
«Tutto mi è lecito»! Ma non tutto giova. «Tutto mi è lecito»! Ma io non mi lascerò dominare da nulla. «I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi». Ma Dio distruggerà questo e quelli; il corpo poi non è per l’impudicizia, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio poi, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.
Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! O non sapete voi che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? «I due saranno», è detto, un «corpo solo» (Gn 2, 24). Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito.
Fuggite la fornicazione!
Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impudicizia, pecca contro il proprio corpo.
O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo, glorificate dunque Dio nel vostro corpo!
RESPONSORIO
Cfr. Sal 1, 6. 1
R Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi andrà in rovina.
V Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti,
mentre la via dei malvagi andrà in rovina.
L Benedicimi, Padre.
V La grazia dello Spirito santo
illumini i nostri sensi e il nostro cuore.
R Amen.
SECONDA LETTURA
Dal «Commento a dodici Salmi» di sant’Ambrogio, vescovo
(Sal XLVII, 16-17 passim: SAEMO 8, 241-243)
Cristo è il vero tempio di Dio
Il corpo di Cristo è vero tempio di Dio; in lui avviene la purificazione dei nostri peccati. Vero tempio di Dio è quella carne, che non ha saputo essere toccata dal minimo influsso del peccato, ma che si è offerta essa stessa come vittima sacrificale per il peccato di tutto il mondo. Vero tempio di Dio è quella carne, in cui risplendeva l’immagine di Dio, in cui abitava corporalmente la pienezza della divinità, se è vero che Cristo stesso è la pienezza.
In quel tempio dunque «abbiamo ricevuto», come sta scritto, «la tua misericordia» (Sal 47, 10), cioè il Verbo che si è fatto carne ed ha abitato in noi. Cristo è la redenzione, e perciò è anche la misericordia. Può esserci una misericordia più grande di quella rappresentata dal suo volontario sacrificio per le nostre infamie, al fine di lavare col proprio sangue il mondo, che non aveva nessun’altra speranza di veder cancellato il suo peccato? Se poi l’apostolo, parlando di uomini di Dio, ha detto: «Voi siete tempio di Dio e lo Spirito santo abita in voi» (1Cor 3, 16), a maggior ragione mi son sentito autorizzato a chiamare tempio di Dio la carne del Signore Gesù, che, come si legge, è sempre colmo di Spirito santo.
Può esserci del versetto in questione anche un’altra interpretazione: Cristo ha detto di aver ricevuto, lui con il popolo, la misericordia di Dio in mezzo al suo tempio, perché è stato Dio a fondare la sua Chiesa e a diffonderla per l’eternità; perché è stato veramente Dio a donare questa grazia al suo popolo, con il suo Figlio unigenito, che da lui ha ricevuto il riconoscimento di esserne l’artefice, con le parole: «Costui mi edificherà una città» (cfr. 2Sam 7, 13). E l’ha costituita così grande da coprire tutto il mondo, perché tutta la terra fosse piena della sua gloria e del suo nome. Da una parte infatti sta scritto: «Della sua gloria è piena la terra» (Is 6, 3), e dall’altra analogamente: «A lui è stato dato un nome più alto di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, agli inferi, e ogni lingua professi che il Signore Gesù sta nella gloria di Dio Padre» (Fil 2, 9-11).
TE DEUM
Noi ti lodiamo, Dio, *
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.
A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell’universo.
I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;
le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.
O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell’uomo.
Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell’assemblea dei santi.
Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
Lodiamo il tuo nome per sempre.
Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.
Pietà di noi, Signore, *
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.
TE DEUM
Te Deum laudámus: *
te Dóminum confitémur.
Te ætérnum Patrem *
omnis terra venerátur.
Tibi omnes ángeli, *
tibi cæli et univérsæ potestátes:
tibi chérubim et séraphim *
incessábili voce proclámant:
Sanctus, Sanctus, Sanctus *
Dóminus Deus Sábaoth.
Pleni sunt cæli et terra *
maiestátis glóriæ tuæ.
Te gloriósus *
apostolórum chorus,
te prophetárum *
laudábilis númerus,
te mártyrum candidátus *
laudat exércitus.
Te per orbem terrárum *
sancta confitétur Ecclésia
Patrem *
Imménsæ maiestátis,
venerándum tuum verum *
et únicum Filium,
Sanctum quoque *
Paráclitum Spíritum.
Te rex glóriæ, *
Christe.
Tu Patris *
sempitérnus es Fílius.
Tu, ad liberándum susceptúrus hóminem, *
non horruísti Vírginis úterum.
Tu, devícto mortis acúleo, *
apertuísti credéntibus regna cælórum.
Tu ad déxteram Dei sedes, *
in glória Patris.
Iudex *
créderis esse ventúrus.
Te ergo, quæsumus, tuis fámulis súbveni, *
quos pretióso sánguine redemísti.
Ætérna fac cum sanctis tuis *
in glória numerári.
Salvum fac pópulum tuum, Dómine, *
et bénedic hereditáti tuæ.
Et rege eos, *
et extólle illos usque in ætérnum,.
Per síngulos dies *
benedícimus te;
et laudámus nomen tuum in sæculum, *
et in sæculum sæculi.
Dignáre, Dómine, die isto *
sine peccáto nos custodire.
Miserére nostri, Dómine, *
miserére nostri.
Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos, *
quemádmodum sperávimus in te.
In te, Dómine, sperávi: *
non confúndar in ætérnum.
Se all’Ufficio delle Letture seguono immediatamente le Lodi si omettono l’orazione seguente e l’introduzione di Lodi e si recita immediatamente il Cantico di Zaccaria.
ORAZIONE
O Dio, che ti sei accompagnato
ai tre giovani nella fornace infocata
mitigando con la tua potenza
l’ardore e l’impeto delle fiamme,
proteggi e libera dall’insidia del male
la vita dei tuoi servi.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Quando l'Ufficio delle letture si recita nelle ore notturne o nelle prime del mattino, invece dell'orazione riportata si può sempre dire l'orazione seguente:
Allontana, o Dio, ogni tenebra
dal cuore dei tuoi servi
e dona alle nostre menti la tua luce.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.
CONCLUSIONE
V Benediciamo il Signore.
R Rendiamo grazie a Dio.