UFFICIO DELLE LETTURE
Martedì, 14 gennaio 2025
MARTEDI
DELLA PRIMA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO
UFFICIO DELLE LETTURE
V O Dio, vieni a salvarmi.
R Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Alleluia.
INNO
Dio disse: «La terra produca germogli» (Gn 1, 11).
Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore del giorno:
Creatore e sovrano di tutto,
vincendo le furie del mare,
hai tratto alla luce la terra,
bellissima nostra dimora.
Tu di vivaci fiori l’adorni
e, quasi mensa regale
di frutti ricoprendola e di mèssi,
la presenti ai tuoi figli.
Così alla fresca tua rugiada, o Dio,
verdeggi il deserto dell’anima;
lavi ogni macchia il pianto,
ogni ribelle fremito si plachi.
La nostra volontà alla tua si accordi
e rifugga dal male,
il cuore si arrenda alla grazia
e schivi gli atti che arrecano morte.
A te eleviamo, o Padre, la preghiera,
a te che regni nei secoli
con l’unico tuo Figlio
e lo Spirito santo. Amen.
latino
Tellúris ingens Conditor,
mundi solum qui éruens,
pulsis aquæ moléstiis,
terram dedísti immóbilem,
Ut germen aptum próferens,
fulvis decóra flóribus,
fecúnda fructu sísteret
pastúmque gratum rédderet:
Mentis perústæ vúlnera
munda viróre grátiæ,
ut facta fletu díluat
motúsque pravos átterat,
Iussis tuis obtémperet,
nullis malis appróximet,
bonis repléri gáudeat
et mortis actum nésciat.
Præsta, Pater piíssime,
per Iesum Christum Dóminum,
qui tecum in perpétuum
regnat cum sancto Spíritu. Amen.
in canto
Creatore e sovrano di tutto,
vincendo le furie del mare,
hai tratto alla luce la terra,
bellissima nostra dimora.
Di fiori vivaci l’adorni
e, quasi regale banchetto,
di frutti e di messi arricchita,
la doni ogni giorno ai tuoi figli.
Così alla tua rugiada
verdeggi il deserto dell’anima;
il pianto cancelli le colpe,
si plachino i cuori ribelli.
Si compia il tuo disegno,
dal male ci salvi il tuo amore;
il cuore si arrenda alla grazia,
fuggendo le azioni di morte.
Ascolta la nostra preghiera,
o Padre, che regni nei secoli
con l’unico Figlio diletto,
insieme allo Spirito santo. Amen.
INNO
Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore notturne o nelle prime ore del mattino:
Tu, Giorno eterno, che vivi e risplendi
dell’increata luce del Padre,
guarda propizio chi devoto illumina
di lieti canti la notte.
Vinci, Signore, le nostre tenebre:
sperdi le schiere dei dèmoni,
gli animi scuoti sì che il torpore
non soffochi le menti.
I servi che ti implorano
pietosamente ascolta: la lode
che a te si leva, Cristo, ci meriti
grazia, perdono e pace.
A te la gloria ascenda e il nostro giubilo,
o mite Re d’amore,
al Padre e allo Spirito Paraclito
negli infiniti secoli. Amen.
latino
Consors patérni lúminis,
lux ipse lucis et dies,
noctem canéndo rúmpimus:
assíste postulántibus.
Aufer tenébras méntium,
fuga catérvas dǽmonum,
expélle somnoléntiam
ne pigritántes óbruat.
Sic, Christe, nobis ómnibus
indúlgeas credéntibus,
ut prosit exorántibus
quod præcinéntes psállimus.
Sit, Christe, rex piíssime,
tibi Patríque glória
cum Spíritu Paráclito,
in sempitérna sæcula. Amen.
in canto
Tu, Giorno eterno, che splendi
nel Padre, la luce increata,
accogli propizio chi illumina
la notte con canti festosi.
Le tenebre vinci, Signore:
disperdi le schiere dei dèmoni,
gli animo scuoti dal sonno
che soffoca i cuori e le menti.
Ascolta i tuoi servi che implorano
l’amore sul giorno nascente:
o Cristo, la lode ci ottenga
la grazia, il perdono, la pace.
Sei degno di onore e di gloria,
o Re, nostro mite Signore,
col Padre e lo Spirito santo
nel tempo e nei secoli eterni. Amen.
CANTICO DEI TRE GIOVANI
Cfr. Dn 3, 52-56
Ogni creatura lodi il Signore
Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu sul trono del tuo regno, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi †
e siedi sui cherubini, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu nel firmamento del cielo, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito santo, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Come era nel principio e ora e sempre
nei secoli dei secoli, amen, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
SALMODIA
Salmo 9 B
Preghiera e ringraziamento
Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio (Lc 6, 20).
I (22-32)
Ant. 1 Il Signore fa giustizia ai poveri.
Perché, Signore, stai lontano, *
nel tempo dell’angoscia ti nascondi?
Il misero soccombe all’orgoglio dell’empio *
e cade nelle insidie tramate.
L’empio si vanta delle sue brame, *
l’avaro maledice, disprezza Dio.
L’empio insolente disprezza il Signore: †
«Dio non se ne cura: Dio non esiste»; *
questo è il suo pensiero.
Le sue imprese riescono sempre. †
Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi: *
disprezza tutti i suoi avversari.
Egli pensa: «Non sarò mai scosso, *
vivrò sempre senza sventure».
Di spergiuri, di frodi e d’inganni ha piena la bocca, *
sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso.
Sta in agguato dietro le siepi, *
dai nascondigli uccide l’innocente.
I suoi occhi spiano l’infelice, *
sta in agguato nell’ombra come un leone nel covo.
Sta in agguato per ghermire il misero, *
ghermisce il misero attirandolo nella rete.
Infierisce di colpo sull’oppresso, *
cadono gl’infelici sotto la sua violenza.
Egli pensa: «Dio dimentica, *
nasconde il volto, non vede più nulla».
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Ant. 1 Il Signore fa giustizia ai poveri.
II (33-39)
Ant. 2 Tu accogli, Signore, il desiderio dei poveri, *
il grido degli orfani
arriva al trono della tua gloria.
Sorgi, Signore, alza la tua mano, *
non dimenticare i miseri.
Perché l’empio disprezza Dio *
e pensa: «Non ne chiede conto»?
Eppure tu vedi l’affanno e il dolore, *
tutto tu guardi e prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero, *
dell’orfano tu sei il sostegno.
Spezza il braccio dell’empio e del malvagio; *
punisci il suo peccato e più non lo trovi.
Il Signore è re in eterno, per sempre: *
dalla sua terra sono scomparse le genti.
Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri, *
rafforzi i loro cuori, porgi l’orecchio
per far giustizia all’orfano e all’oppresso; *
e non incùta più terrore l’uomo fatto di terra.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Ant. 2 Tu accogli, Signore, il desiderio dei poveri, *
il grido degli orfani
arriva al trono della tua gloria.
Salmo 11
Preghiera nella persecuzione
Dio Padre si è degnato di mandare il suo Figlio per noi, poveri (S. Agostino).
Ant. 3 Tu, o Signore, ci guarderai e ci custodirai.
Salvami, Signore! Non c’è più un uomo fedele; *
è scomparsa la fedeltà tra i figli dell’uomo.
Si dicono menzogne l’uno all’altro, *
labbra bugiarde parlano con cuore doppio.
Recida il Signore le labbra bugiarde, *
la lingua che dice parole arroganti,
quanti dicono: «Per la nostra lingua siamo forti, †
ci difendiamo con le nostre labbra: *
chi sarà nostro padrone?».
«Per l’oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, †
io sorgerò, dice il Signore, *
metterò in salvo chi è disprezzato».
I detti del Signore sono puri, †
argento raffinato nel crogiuolo, *
purificato nel fuoco sette volte.
Tu, o Signore, ci custodirai, *
ci guarderai da questa gente per sempre.
Mentre gli empi si aggirano intorno, *
emergono i peggiori tra gli uomini.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Ant. 3 Tu, o Signore, ci guarderai e ci custodirai.
Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison.
V Tu sei benedetto, Signore.
R Amen.
L Benedicimi, Padre.
V Per Cristo, che è via e verità,
la divina Maestà ci benedica.
R Amen.
PRIMA LETTURA
Rm 1, 18-32
Dalla lettera ai Romani di san Paolo, apostolo
L’ira di Dio contro l’empietà
L’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.
Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.
Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in sé stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento.
E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d’una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità, diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia.
E, pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa.
RESPONSORIO
Cfr. Sal 2, 10-13
R Servite Dio con timore
e con tremore esultate,
che non si sdegni e voi perdiate la via.
Beato chi in lui si rifugia.
V E ora, sovrani, siate saggi,
istruitevi, giudici della terra,
che non si sdegni e voi perdiate la via.
Beato chi in lui si rifugia.
L Benedicimi, Padre.
V La grazia dello Spirito santo
illumini i nostri sensi e il nostro cuore.
R Amen.
SECONDA LETTURA
Dal trattato su «Il mistero dell’incarnazione del Signore» di sant’Ambrogio, vescovo
(VII, 72-76: SAEMO 16, 429-433)
Il progresso dell’intelligenza umana nel Figlio di Dio
Come avrebbe potuto progredire la «Sapienza di Dio»? Ti ammaestri l’ordine delle parole. C’è un progresso nell’età e un progresso nella sapienza, ma nella sapienza umana. Mise al primo posto l’età affinché tu credessi che ciò era stato detto in riferimento all’uomo; l’età, evidentemente, non si riferisce a Dio ma al corpo. Se progrediva nell’età umana, progrediva anche nella sapienza umana. La sapienza progredisce con l’intelligenza, se è vero che la sapienza deriva dall’intelligenza. «Gesù progrediva in età e in sapienza» (Lc 2, 52). Quale intelligenza progrediva? Se l’intelligenza umana, dobbiamo ammettere che questa è stata assunta, se l’intelligenza divina, dobbiamo ammettere che questa è mutevole in quanto progredisce, perché evidentemente ciò che progredisce cambia in meglio, ma ciò che è divino non muta. Allora ciò che mutava non era divino, e dunque progrediva l’intelligenza umana. Perciò egli ha preso un’intelligenza umana. E perché sapessimo che parlava in riferimento all’uomo, nel passo precedente aveva detto: «Il fanciullo si irrobustiva e cresceva e si riempiva di sapienza, e la grazia di Dio era con lui» (Lc 2, 40). «Fanciullo» è un nome che indica la nostra età; né «la potenza di Dio» poteva irrobustirsi, né Dio poteva crescere, né potevano riempirsi «la profondità della sapienza di Dio» (Rm 11, 33) o «la pienezza della divinità» (Col 2, 9). Dunque la sapienza che «si riempiva» non era quella di Dio, ma la nostra. Infatti, come poteva riempirsi colui che «salì al cielo per riempire tutte le cose?» (Ef 4, 10).
In riferimento a quale intelligenza Isaia disse che «il fanciullo non conosceva né il padre né la madre»? Infatti sta scritto: «Prima di conoscere il padre e la madre il fanciullo prenderà l’esercito di Damasco e le spoglie di Samaria» (Is 8, 4). Alla Sapienza di Dio non sfuggono le cose future e occulte; ma i bambini ancora privi di conoscenza, per l’umana incapacità di prevedere il futuro, non distinguono coloro che non hanno ancora imparato a conoscere.
«Ma dobbiamo stare attenti – replica – a non dividere Cristo, se attribuiamo a Cristo due intelligenze sovrane o una duplice sapienza».
Forse dividiamo Cristo quando adoriamo la sua divinità e la sua carne? Forse lo dividiamo quando in lui onoriamo l’immagine di Dio e la croce? Certamente l’Apostolo ha detto di lui che «sebbene sia stato crocifisso per la sua debolezza, tuttavia vive per la potenza di Dio» (2 Cor 13, 4); ma ha anche detto lui stesso che «Cristo non è diviso» (1 Cor 1, 13). Forse lo dividiamo quando diciamo che ha preso un’anima razionale capace di intendere come noi? Non è vero che nella carne c’era il Verbo, che è Dio stesso, al posto dell’anima razionale e dotata di intelligenza, ma il Verbo, che è Dio, fu perfetto uomo in quanto prese un’anima razionale e dotata di intelligenza, un’anima umana e della stessa sostanza delle nostre anime, e una carne simile alla nostra e della stessa sostanza della nostra carne, senza tuttavia alcuna macchia di peccato, perché «egli non fece alcun peccato, ma si fece peccato per noi affinché noi in lui» fossimo «giustizia di Dio» (1 Pt 2, 22; 2 Cor 5, 21). Dunque la sua carne e la sua anima sono della stessa sostanza della nostra anima e della nostra carne.
LAUS ANGELORUM MAGNA
Gloria a Dio nell’alto dei cieli, *
e pace in terra agli uomini di buona volontà.
Noi ti lodiamo, ti eleviamo un inno, *
ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo.
Ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, *
Signore Dio, Re del cielo.
Dio Padre onnipotente, *
Gesù Cristo e Spirito santo.
Signore Dio, *
Figlio del Padre.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, *
accogli la nostra supplica.
Tu che siedi alla destra del Padre, *
abbi pietà di noi.
Sii tu la nostra guida e il nostro aiuto; *
salvaci, rendici puri, conservaci nella tua pace.
Liberaci dai nemici *
e dalle tentazioni.
Perché tu solo il santo, *
tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo,
Gesù Cristo, *
nella gloria di Dio Padre con lo Spirito santo.
Ogni giorno ti benediciamo, *
e lodiamo il tuo nome per sempre.
Dégnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Benedetto sei tu, Signore; *
mostrami il tuo volere.
Vedi la mia miseria e la mia pena *
e perdona tutti i miei peccati.
Dalle mie labbra fiorisca la lode, *
la lode al nostro Dio.
Possa io vivere per lodarti: *
mi aiutino i tuoi giudizi.
Come pecora smarrita vado errando; *
cerca il tuo servo perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
Presto ci venga incontro la tua misericordia, †
perché siamo troppo infelici: *
aiutaci, Dio, nostra salvezza.
Benedetto sei tu, Signore, Dio dei nostri padri, *
degno di lode e di gloria nei secoli. Amen.
LAUS ANGELORUM MAGNA
Glória in excélsis Deo *
et in terra pax homínibus bonæ voluntátis.
Laudámus te, hymnum dícimus tibi, *
benedícimus te, adorámus te, glorificámus te.
Grátias tibi ágimus propter magnam glóriam tuam, *
Dómine Deus rex cæléstis.
Deus Pater omnípotens, *
Iesu Christe et sancte Spíritus.
Dómine Deus, *
Fílius Patris.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi, *
sύscipe deprecatiónem nostram;
qui sedes ad déxteram Patris, *
miserére nobis.
Miserére nobis: sύbveni nobis, dírige nos: *
consérva nos, munda nos, pacífica nos,
libera nos ad inimícis, *
a tentatiónibus.
Quia tu solus sanctus, *
tu solus Dóminus, tu solus Altíssimus
Iesu Christie *
in glória Dei Patris cum sancto Spíritu.
Per síngulos dies benedícimus te, *
et laudámus nomen tuum in ætérnum, et in sæculum sæculi.
Dignáre, Dómine, die isto, *
sine peccáto nos custodíre.
Benedíctus es, Dómine, *
doce me iustítias tuas.
Vide humilitátem meam et labórem meum *
et dimítte ómnia peccáta mea.
Eructábunt lábia mea hymnum, *
hymnum Deo nostro.
Vivet ánima mea et laudábit te, *
et iudícia tua adiuvábunt me.
Errávi sicut ovis, quæ períerat: *
requíre servum tuum, quia mandáta tua non sum oblítus.
Cito antícipet nos misericórdia tua, Dómine, †
quia páuperes factin sumus nimis, *
ádiuva nos, Deus salutáris noster.
Benedíctus es, Dómine, Deus patrum nostrórum, *
et laudábilis et gloriósus in sæcula sæculórum. Amen.
Se all’Ufficio delle Letture seguono immediatamente le Lodi si omettono l’orazione seguente e l’introduzione di Lodi e si recita immediatamente il Cantico di Zaccaria.
ORAZIONE
Questa famiglia, o Padre, sia difesa
dall’aiuto celeste;
la tua pietà la liberi dal male,
la grazia la rassereni.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Quando l'Ufficio delle letture si recita nelle ore notturne o nelle prime del mattino, invece dell'orazione riportata si può sempre dire l'orazione seguente:
Allontana, o Dio, ogni tenebra
dal cuore dei tuoi servi
e dona alle nostre menti la tua luce.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.
CONCLUSIONE
V Benediciamo il Signore.
R Rendiamo grazie a Dio.