UFFICIO DELLE LETTURE

Domenica, 06 ottobre 2024

VENTISETTESIMA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO
DOMENICA

V   O Dio, vieni a salvarmi.
R   Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Alleluia.

INNO

Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore del giorno:

Col prodigio stupendo della luce,
rifulgente primizia,
hai dato origine al mondo
e all’implacabile corsa dei giorni.

Tu che hai domato il caos tenebroso
con l’alternarsi mirabile
di aurore e di tramonti,
ascolta, Padre, la voce che implora.

Oh! Non accada all’anima,
dispersa nei beni fuggevoli,
di legarsi ostinata nella colpa
e perdere la tua via;

ma, immune dal peccato,
eluso ogni pericolo,
arrivi alla porta del cielo
ed entri al premio eterno.

Ascolta, Dio pietoso, la preghiera
per Gesù Cristo Signore,
che regna con te nei secoli
e con lo Spirito santo.   Amen.

latino

Lucis creátor óptime,
lucem diérum próferens,
primórdiis lucis novæ
mundi parans oríginem;

Qui mane iunctum vésperi
diem vocári præcipis:
tætrum chaos illábitur;
audi preces cum flétibus.

Ne mens graváta crímine
vitæ sit exsul múnere,
dum nil perénne cógitat
seséque culpis ílligat.

Cælórum pulset íntimum,
vitále tollat præmium;
vitémus omne nóxium,
purgémus omne péssimum.

Præsta, Pater piíssime,
per Iesum Christum Dóminum,
qui tecum in perpétuum
regnat cum sancto Spíritu.   Amen.

in canto

Prodigio stupendo è la luce!
Con essa origine hai dato
al mondo e alla corsa dei giorni,
o Padre, creatore potente.

Il caos tenebroso hai domato,
donandoci aurore e tramonti,
mirabile danza nel tempo:
ascoltaci, eterno Signore!

Il cuore dell’uomo assetato,
disperso nei beni fuggevoli,
non cerchi ostinato la colpa,
perdendo la vita e la pace;

ma, immune da ogni peccato,
elusi pericoli e inganni,
arrivi alla porta del cielo
ed entri felice nel regno.

Ascoltaci, Dio pietoso,
per Cristo Signore risorto:
uniti allo Spirito santo
vivete e regnate per sempre. Amen.

INNO

Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore notturne o nelle prime ore del mattino:

La nostra lode accogli,
o Creatore eterno delle cose,
che, notte e giorno avvicendando,
rendi più vario e grato il tempo.

Alta regna la notte
e già s’ode il canto del gallo,
gioioso presagio di luce
all’ansia del viandante.

Si desta allora e ad oriente appare
la stella palpitante del mattino,
la torma squagliasi dei vagabondi,
abbandonando i vicoli del male.

Il gallo canta. La sua voce placa
il furioso fragore dell’onda;
e Pietro, roccia che fonda la Chiesa,
la colpa asterge con lacrime amare.

Orsù leviamoci animosi e pronti:
tutti risveglia il richiamo del gallo
e gli indolenti accusa che si attardano
sotto le coltri dormigliando ancora.

Il gallo canta. Torna la speranza:
l’infermo sente rifluir la vita,
il sicario nasconde il suo pugnale,
negli smarriti la fede rivive.

Gesù Signore, guardaci pietoso,
quando, tentati, incerti vacilliamo:
se tu ci guardi, le macchie dileguano
e il peccato si stempera nel pianto.

Tu, vera luce, nei cuori risplendi,
disperdi il torpore dell’anima:
a te sciolga il labbro devoto
la santa primizia dei canti.

Gloria a Dio Padre
e all’unico suo Figlio
con lo Spirito santo
nella distesa dei secoli.   Amen.

latino

Ætérne rerum Cónditor,
noctem diémque qui regis,
et témporum das témpora,
ut álleves fastídium;

Præco diéi iam sonat,
noctis profúndæ pérvigil,
noctúrna lux viantibus
a nocte noctem ségregans.

Hoc excitátus lúcifer
solvit polum calígine,
hoc omnis errónum chorus
vias nocéndi déserit.

Hoc nauta vires cólligit
pontíque mitescunt freta,
hoc ipse Petra Ecclésiæ
canénte culpam diluit.

Surgámus ergo strénue!
gallus iacentes excitat,
et somnoléntos íncrepat,
Gallus negantes arguit.

Gallo canénte spes redit,
ægris salus refúnditur,
mucro latrónis cónditur,
lapsis fides revértitur.

Iesu, labántes respice,
et nos vidéndo córrige,
si réspicis, lapsus cadunt,
fletúque culpa sólvitur.

Tu lux refúlge sensibus,
mentísque somnum díscute,
te nostra vox primum sonet
et ore solvámus tibi.

Deo Patri sit glória
eiúsque soli Fílio,
cum Spíritu Paráclito
in sempíterna sǽcula.   Amen.

in canto

Accogli nel canto la lode,
eterno Creatore del mondo,
che notte e giorno avvicendi
rendendo più vario il tempo.

Ancora la notte è oscura
e già si ode il canto del gallo,
gioioso presagio di luce
all’ansia dell’uomo in cammino.

Si desta e appare ad oriente
la stella del primo mattino;
la torma di uomini infidi
rifugge da vie tortuose.

Il canto del gallo è una voce
sul cupo fragore dell’onda;
e Pietro, la roccia di Cristo,
con lacrime asperge la colpa.

Leviamoci pronti e animosi:
il canto del gallo risveglia
e accusa i pigri indolenti,
che ancora nel sonno si attardano.

Così la speranza ritorna:
il male abbandona il violento,
fluisce la vita all’infermo,
la fede rivive nei cuori.

Clemente Signore, difendici:
incerti e tentati noi siamo!
Se guardi, le macchie dileguano:
nel pianto il peccato laviamo.

Tu, luce, risplendi nell’uomo,
disperdi il torpore dell’anima:
a te sciolga il labbro devoto
la santa primizia dei canti.

La gloria innalziamo al Padre
e all’unico Figlio risorto,
insieme allo Spirito santo,
per sempre nei secoli eterni. Amen.

CANTICO DEI TRE GIOVANI

Cfr. Dn 3, 52-56

Ogni creatura lodi il Signore

Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto il tuo nome glorioso e santo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu sul trono del tuo regno, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi †
     e siedi sui cherubini, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu nel firmamento del cielo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito santo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Come era nel principio e ora e sempre
     nei secoli dei secoli, amen, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

SALMODIA

Cantico Gio 2, 3-10

Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore suo Dio

Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera (Rm 12, 12).

Ant. 1   Dal profondo degli inferi ho gridato, *
             il Signore ha ascoltato la mia voce.

Nella mia angoscia ho invocato il Signore *
     ed egli mi ha esaudito;
dal profondo degli inferi ho gridato *
     e tu hai ascoltato la mia voce.

Mi hai gettato nell’abisso, nel cuore del mare *
     e le correnti mi hanno circondato;
tutti i tuoi flutti e le tue onde *
     sopra di me sono passati.

Io dicevo: «Sono scacciato lontano dai tuoi occhi; *
     eppure tornerò a guardare il tuo santo tempio».

Le acque mi hanno sommerso fino alla gola, †
     l’abisso mi ha avvolto, *
     l’alga si è avvinta al mio capo.

Sono sceso alle radici dei monti, †
     la terra ha chiuso le sue spranghe *
     dietro a me per sempre.
Ma tu hai fatto risalire dalla fossa la mia vita, *
     Signore mio Dio.

Quando in me sentivo venir meno la vita, *
     ho ricordato il Signore.
Fino a te è giunta la mia preghiera, *
     fino alla tua santa dimora.

Quelli che onorano cose vane e false *
     abbandonano il loro amore.

Ma io con voce di lode *
     offrirò a te un sacrificio
e adempirò il voto che ho fatto; *
     la salvezza viene dal Signore.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 1   Dal profondo degli inferi ho gridato, *
             il Signore ha ascoltato la mia voce.

Cantico - Sir 51, 1-5. 8. 12

Inno di ringraziamento per la liberazione

Mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo (2 Cor 12, 10).

Ant. 2   Ti glorificherò, mio protettore e mio aiuto.

Ti glorificherò, Signore mio re, †
     ti loderò, Dio mio salvatore; *
     glorificherò il tuo nome,
perché fosti mio protettore e mio aiuto *
     e hai liberato il mio corpo dalla perdizione,

dal laccio di una lingua calunniatrice, *
     dalle labbra che proferiscono menzogne;

di fronte a quanti mi circondavano †
     sei stato il mio aiuto e mi hai liberato, *
     secondo la tua grande misericordia e per il tuo nome,

dai morsi di chi stava per divorarmi, *
     dalla mano di quanti insidiavano alla mia vita,

dalle molte tribolazioni di cui soffrivo, †
     dal soffocamento di una fiamma avvolgente, *
     e dal fuoco che non avevo acceso,
dal profondo seno degli inferi, *
     dalla lingua impura e dalla parola falsa.

Allora mi ricordai delle tue misericordie, Signore, *
     e delle tue opere che sono da sempre,
perché tu liberi quanti in te sperano, *
     li salvi dalla mano dei nemici.

Per questo ti ringrazierò e ti darò lode, *
     benedirò il nome del Signore.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 2   Ti glorificherò, mio protettore e mio aiuto.

Cantico - Ger 31, 2-9

Salva, Signore, il tuo popolo

Come siete partecipi delle sofferenze, così lo siete anche della consolazione (2 Cor 1, 7).

Ant. 3   «Ti ho amato di amore eterno» *
             – dice il Signore –.

Così dice il Signore: †
     «Ha trovato grazia nel deserto *
     un popolo di scampati alla spada;
Israele si avvia a una quieta dimora». *
     Da lontano gli è apparso il Signore:

«Ti ho amato di amore eterno, *
     per questo ti conservo ancora misericordia.
Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, *
     vergine d’Israele.

Di nuovo ti ornerai dei tuoi tamburi *
     e uscirai fra la danza dei festanti.
Di nuovo pianterai vigne sulle colline della Samaria; *
     i piantatori, dopo aver piantato, raccoglieranno.

Verrà il giorno in cui grideranno le vedette *
     sulle montagne di Efraim:
Su, saliamo a Sion, *
     andiamo dal Signore nostro Dio».

Poiché dice il Signore: †
     «Innalzate canti di gioia per Giacobbe, *
     Esultate per la prima delle nazioni,

fate udire la vostra lode e dite: †
     Il Signore ha salvato il suo popolo, *
     un resto d’Israele».

Ecco li riconduco dal paese del settentrione *
     e li raduno dall’estremità della terra;

fra di essi sono il cieco e lo zoppo, †
     la donna incinta e la partoriente; *
     ritorneranno qui in gran folla.

Essi erano partiti nel pianto, *
     io li riporterò tra le consolazioni;
li condurrò a fiumi d’acqua *
     per una strada diritta in cui non inciamperanno;

perché io sono un padre per Israele, *
     Efraim è il mio primogenito.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 3   «Ti ho amato di amore eterno» *
             – dice il Signore –.

Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison.

V   Tu sei benedetto, Signore.
R   Amen.

L    Benedicimi, Padre.
V   Per Cristo, che è via e verità,
      la divina Maestà  ci benedica.
R   Amen.

PRIMA LETTURA

Is 22, 1-14

Dal libro del profeta Isaia

Contro la falsa ricchezza del popolo di Dio

Oracolo sulla valle della Visione. 
Che hai tu dunque, che sei salita 
tutta quanta sulle terrazze, 
città rumorosa e tumultuante, 
città gaudente?
I tuoi caduti non sono caduti di spada
né sono morti in battaglia.
Tutti i tuoi capi sono fuggiti insieme,
fatti prigionieri senza un tiro d'arco;
tutti i tuoi prodi sono stati catturati insieme,
o fuggiranno lontano.
Per questo dico: «Stornate lo sguardo da me, 
che io pianga amaramente; 
non cercate di consolarmi
per la desolazione della figlia del mio popolo».
Poiché è un giorno di panico,
di distruzione e di smarrimento,
voluto dal Signore, Dio degli eserciti.
Nella valle della Visione un diroccare di mura,
un invocare aiuto verso i monti.
Gli Elamiti hanno preso la faretra;
gli Aramei montano i cavalli,
Kir ha tolto il fodero allo scudo.
Le migliori tra le tue valli
sono piene di carri;
i cavalieri si sono disposti contro la porta. 
Così egli toglie la protezione di Giuda. 
Voi guardavate in quel giorno
alle armi del palazzo della Foresta; 
le brecce della città di Davide 
avete visto quante fossero;
avete raccolto le acque della piscina inferiore, 
avete contato le case di Gerusalemme 
e demolito le case per fortificare le mura;
avete costruito un serbatoio fra i due muri
per le acque della piscina vecchia;
ma voi non avete guardato a chi ha fatto tutto questo
né avete visto chi ha preparato ciò da tempo.
Vi invitava il Signore, Dio degli eserciti,
in quel giorno al pianto e al lamento,
a rasarvi il capo e a vestire il sacco.
Ecco invece si gode e si sta allegri,
si sgozzano buoi e si scannano greggi,
si mangia carne e si beve vino:
«Mangiamo e beviamo, perché domani moriremo!».
Ma il Signore degli eserciti
si è rivelato ai miei orecchi:
«Certo non sarà espiato questo vostro peccato,
finché non sarete morti»,
dice il Signore, Dio degli eserciti.

RESPONSORIO

Cfr. Sal 50, 4. 16. 15

R   Lavami, Signore, da tutte le mie colpe,
      mondami dal mio peccato,
           e la mia lingua esalterà la tua giustizia.

V   Insegnerò agli erranti le tue vie,
      i peccatori a te ritorneranno,
           e la mia lingua esalterà la tua giustizia.

L    Benedicimi, Padre.
V   La grazia dello Spirito santo
      illumini i nostri sensi e il nostro cuore.
R   Amen.

SECONDA LETTURA

Dal trattato su «Il sacerdozio» di san Giovanni Crisostomo, vescovo

(IV, 2-4: PG 48, 665-666)
Il buon uso delle parole è sommamente necessario

La Chiesa di Cristo secondo san Paolo è il corpo di Cristo. Chi l'ha in consegna bisogna che lo adorni di ottimo aspetto e di straordinaria bellezza sorvegliando d'ogni parte che né macchia, né ruga, né qualunque altro simile difetto abbia mai a guastare questa bellezza e decoro. Che altro è ciò se non farlo apparire degno, secondo la possibilità umana, del capo purissimo e santo che vi sta sopra? Se per quelli che si danno da fare per avere un vigore atletico si ha necessità di medici, di maestri di ginnastica, di dieta particolare, di esercizi frequenti e di infiniti altri riguardi (e un qualche cosa accidentalmente in ciò trascurato compromette e rende inutile il tutto) quelli che hanno ottenuto di curare il corpo di Cristo che ha da lottare non con altri corpi, ma con potenze invisibili, come potranno custodirlo intatto e sano se non superano di molto l'umana virtù e non conoscono ogni cura che fa progredire l'anima?
Forse ignori che questo corpo soggiace a malattie e insidie più numerose che la nostra carne e che più rapidamente si ammala e più lentamente guarisce? Per quelli che curano gli altri corpi si trova una varietà di medicine con apparecchi differenti per gli organi, e cibi adeguati ai malati. Spesso basta solo la natura dell'aria alla guarigione del sofferente. Si è dato talora che il sonno sopravvenuto a tempo giusto ha liberato il medico da ogni fatica. Qui non si può pensare a nessuna di queste cose. Con le opere si offre un solo mezzo e una sola via di cura: l'insegnamento della parola, che è lo strumento, il cibo, la migliore aria e sostituisce il farmaco, il cauterio, il ferro. Se è necessario bruciare e tagliare, di questo si ha bisogno. Ove questo non prevalga, tutto il resto è vano. Con questo risvegliamo anche l'anima addormentata e la riordiniamo se infiammata. Tagliamo il superfluo, riempiamo quello che manca e compiamo ogni altra cosa che contribuisce alla salute dell'anima. Per un migliore sistema di vita, un'altra vita potrebbe indurre ad altrettanto zelo. Ma quando l'anima è presa dal male dei falsi preconcetti, allora si ha molto bisogno della parola non solo per la sicurezza di quelli che stanno dentro la casa, ma anche per le guerre di fuori. Se qualcuno avesse la spada dello spirito e lo scudo della fede tale da poter operare miracoli e con i miracoli chiudere la bocca degli spudorati, non ci sarebbe alcun bisogno dell'aiuto della parola. Piuttosto neanche allora sarebbe inutile la qualità di essa, ma anzi molto necessaria. Infatti san Paolo l'adoperò, pur essendo ammirato dovunque per i suoi miracoli. E un altro di quel coro ci esorta ad aver cura di questa forza dicendo: «Siate pronti alla difesa per chiunque vi domandi ragione della speranza che avete dentro di voi» (1 Pt 3, 15). Tutti d'accordo diedero in cura a Stefano le vedove per nessun altro motivo che per attendere al ministero della parola. Non la cercheremmo con uguale sollecitudine se avessimo la forza che viene dai miracoli. Se di tale forza non rimane neppure traccia e molti nemici insistenti incalzano da ogni parte è indispensabile che ci muniamo di quella, per non essere colpiti dai dardi dei nemici ed anzi per colpirli. Bisogna avere molta cura perché la parola di Cristo abiti in noi abbondantemente.

TE DEUM

Noi ti lodiamo, Dio, *
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.

A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell’universo.

I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;

le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.

O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell’uomo.

Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.

Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell’assemblea dei santi.

Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
Lodiamo il tuo nome per sempre.

Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.

Pietà di noi, Signore,
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza,
non saremo confusi in eterno.

TE DEUM

Te Deum laudámus: *
     te Dóminum confitémur.
Te ætérnum Patrem *
     omnis terra venerátur.

Tibi omnes ángeli, *
     tibi cæli et univérsæ potestátes:
tibi chérubim et séraphim *
     incessábili voce proclámant:

Sanctus, Sanctus, Sanctus *
     Dóminus Deus Sábaoth.
Pleni sunt cæli et terra *
     maiestátis glóriæ tuæ.

Te gloriósus *
     apostolórum chorus,
te prophetárum *
     laudábilis númerus,
te mártyrum candidátus *
     laudat exércitus.

Te per orbem terrárum *
     sancta confitétur Ecclésia
Patrem *
     Imménsæ maiestátis,

venerándum tuum verum *
     et únicum Filium,
Sanctum quoque *
     Paráclitum Spíritum.

Te rex glóriæ, *
     Christe.
Tu Patris *
     sempitérnus es Fílius.
Tu, ad liberándum susceptúrus hóminem, *
     non horruísti Vírginis úterum.

Tu, devícto mortis acúleo, *
     apertuísti credéntibus regna cælórum.
Tu ad déxteram Dei sedes, *
     in glória Patris.
Iudex *
     créderis esse ventúrus.

Te ergo, quæsumus, tuis fámulis súbveni, *
     quos pretióso sánguine redemísti.
Ætérna fac cum sanctis tuis *
     in glória numerári.

Salvum fac pópulum tuum, Dómine, *
     et bénedic hereditáti tuæ.
Et rege eos, *
     et extólle illos usque in ætérnum,.

Per síngulos dies *
     benedícimus te;
et laudámus nomen tuum in sæculum, *
     et in sæculum sæculi.

Dignáre, Dómine, die isto *
     sine peccáto nos custodire.
Miserére nostri, Dómine, *
     miserére nostri.

Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos, *
     quemádmodum sperávimus in te.
In te, Dómine, sperávi: *
     non confúndar in ætérnum.

Se all’Ufficio delle Letture seguono immediatamente le Lodi si omettono l’orazione seguente e l’introduzione di Lodi e si recita immediatamente il Cantico di Zaccaria.

ORAZIONE

O Dio, che ti sei accompagnato
ai tre giovani nella fornace infocata
mitigando con la tua potenza
l’ardore e l’impeto delle fiamme,
proteggi e libera dall’insidia del male
la vita dei tuoi servi.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


Quando l'Ufficio delle letture si recita nelle ore notturne o nelle prime del mattino, invece dell'orazione riportata si può sempre dire l'orazione seguente:

Allontana, o Dio, ogni tenebra
dal cuore dei tuoi servi
e dona alle nostre menti la tua luce.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.

CONCLUSIONE

V   Benediciamo il Signore.
R   Rendiamo grazie a Dio.