2011 - Redazione del martedì 28 marzo 2023
Martedì della V settimana di Quaresima - anno 1
“Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”. È la domanda posta da Pietro, quasi retorica a cui segue la risposta ferma, sicura, che non lascia spazio ad alternative, quasi a voler dare certezza alla scelta e al cammino percorso fino a quel giorno con Gesù. Questo abbandono in Cristo è spesso l’unica possibilità, l’ultima carta che tentiamo di giocare prima della sconfitta definitiva. Ci troviamo a chiedere anche noi “Signore da chi andremo?”, quando non riusciamo più a dare senso alle cose, presi dal turbine dei giorni, dalla mole degli impegni, dal tempo che scorre in fretta e che lascia spesso solo delusioni, dalle esperienze di dolore e di morte.
Sentiamo che il senso della vita scivola tra le mani, e allora, incapaci di trattenerlo, abbozziamo risposte, valutiamo proposte, cerchiamo riferimenti, ma raccogliamo solo inquietudine e vuoto. Risuona così, alta, la testimonianza di Pietro “Tu hai parole di vita eterna”; e per noi poveri uomini che ci facciamo piccoli nel formicaio del mondo, che corriamo spesso senza meta, credendo di trovare nelle cose palpabili il nostro bisogno di eterno, questa certezza prende il sapore della vittoria: non siamo più soli! Persi, nella notte, come viandanti che hanno trovato un compagno di viaggio del quale fidarsi, da cui ascoltare parole nuove, con cui condividere la strada, al quale confidare le proprie pene e le proprie gioie. È un incontro che trasmette fiducia, che trasforma e che rende nuovi, capaci di incidere nella storia, la nostra storia, ma anche in quella più grande di una umanità che ha bisogno di sperare ancora.
“Tu hai parole di vita eterna” diventa oggi anche l’augurio che ci facciamo per credere insieme che l’essenziale è porre le parole di Gesù come base ai nostri giorni, piccoli semi di eterno nel nostro cammino. E nel concreto della vita di famiglia.