UFFICIO DELLE LETTURE

Mercoledì, 19 marzo 2025

MERCOLEDI
DELLA SECONDA SETTIMANA DI QUARESIMA

V   O Dio, vieni a salvarmi.
R   Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Lode a Te, Signore, re di eterna gloria.

INNO

Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore del giorno:

Tu che l’immensa volta del cielo
stupendamente di luce avvampi
e di vaghi colori
adorni la bellezza del creato;

tu che nel quarto giorno hai voluto
il fiammeggiante globo del sole
e l’alternante gioco della luna
e il nitido corso degli astri,

così scandendo nell’ordine il tempo
e misurando le notti
e i giorni e i mesi e gli anni,
ascolta, Padre, la nostra preghiera.

Sciogli l’orrido gelo della colpa,
rischiara il cuore degli uomini,
impreziosisci l’anima
della tua santa grazia.

Noi t’imploriamo, o Dio,
per il tuo Figlio unigenito
che regna con te nei secoli
e con lo Spirito santo. Amen.

latino

Cæli Deus sanctíssime,
qui lúcidum centrum poli
candóre pinguis ígneo
augens decóri lúmina.

Quarto die qui flámmeam
solis rotam constítuens,
lunæ minístras órdini
vagos recúrsus síderum.

Ut nóctibus vel lúmini
diremptiónis términum,
primórdiis et ménsium
signum dares notíssimum:

Illúmina cor hóminum,
abstérge sordes méntium,
resólve culpæ vínculum,
evérte moles críminum.

Præsta, Pater piíssime,
per Iesum Christum Dóminum,
qui tecum in perpétuum
regnat cum sancto Spíritu.   Amen.

in canto

La volta immensa del cielo
avvampi di luce stupenda;
tu doni colori splendenti,
bellezza per tutto il creato.

Nel tuo disegno hai voluto
il globo del sole raggiante,
di notte la candida luna,
e il nitido corso degli astri.

Ascolta la nostra preghiera,
o Padre, nel tempo che scorre:
i giorni coi mesi e con gli anni
in pace serena conduci.

Sciogliendo il gelo del male,
rischiara il cuore dell’uomo;
e l’anima rendi preziosa,
immersa in un fiume di grazia.

Unanimi noi t’imploriamo,
o Padre col Figlio unigenito,
che regna con te e con lo Spirito
nel tempo e nei secoli eterni. Amen.

INNO

Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore notturne o nelle prime ore del mattino:

Non sono impallidite ancora in cielo
l’ultime stelle, e già dal sonno, o Dio,
sorge la Chiesa a mattinar lo sposo
con animo adorante.

Così ci sia donato,
dopo la lunga notte,
di varcare le soglie del tuo regno
inni cantando a te con cuore nuovo.

O Trinità beata,
a te, suprema fonte dell’essere,
il coro dei redenti
leva felice l’inno nei secoli.   Amen.

latino

Nocte surgéntes vigilémus omnes,
semper in psalmis meditémur atque
víribus totis Dómino canámus
     dúlciter hymnos,

Ut, pio regi páriter canéntes,
cum suis sanctis mereámur aulam
íngredi cæli, simul et beátam
     dúcere vitam.

Glória summum résonet Paréntem,
glória Natum, paritérque sanctum
Spíritum dulci modulétur hymno
     omne per ævum.   Amen.

in canto

Ancora nel cielo scintillano
le ultime stelle, o Dio,
e già la tua Chiesa dal sonno
si desta e canta allo Sposo.

Così varcheremo la soglia
del Giorno di luce infinita,
trascorsa la notte del tempo,
cantando gioiosi nel Regno.

A te, uno e trino Signore,
sorgente suprema dell’essere,
elevino tutti i redenti
un inno di festa nei secoli. Amen.

CANTICO DEI TRE GIOVANI

Cfr. Dn 3, 52-56

Ogni creatura lodi il Signore

Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto il tuo nome glorioso e santo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu sul trono del tuo regno, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi †
     e siedi sui cherubini, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu nel firmamento del cielo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito santo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Come era nel principio e ora e sempre
     nei secoli dei secoli, amen, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

SALMODIA

Salmo 38

Preghiera nella malattia

La creazione è stata sottomessa alla caducità non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa (Rm 8, 20).

I (2-7)

Ant. 1   Guarda, o Dio, l’angoscia del tuo popolo.

Ho detto: «Veglierò sulla mia condotta *
     per non peccare con la mia lingua;
porrò un freno alla mia bocca *
     mentre l’empio mi sta dinanzi».

Sono rimasto quieto in silenzio: tacevo privo di bene, *
     la sua fortuna ha esasperato il mio dolore.
Ardeva il cuore nel mio petto, *
     al ripensarci è divampato il fuoco;

allora ho parlato: *
     «Rivelami, Signore, la mia fine;
quale sia la misura dei miei giorni *
     e saprò quanto è breve la mia vita».

Vedi, in pochi palmi hai misurato i miei giorni, *
     la mia esistenza davanti a te è un nulla.

Solo un soffio è ogni uomo che vive, *
     come ombra è l’uomo che passa;
solo un soffio che si agita, *
     accumula ricchezze e non sa chi le raccolga.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 1   Guarda, o Dio, l’angoscia del tuo popolo.

II (8-14)

Ant. 2   Ascolta la mia preghiera, Signore, *
             porgi l’orecchio al mio grido.

Ora, che attendo, Signore? *
     In te la mia speranza.
Liberami da tutte le colpe, *
     non rendermi scherno dello stolto.

Sto in silenzio, non apro bocca, *
     perché sei tu che agisci.
Allontana da me i tuoi colpi: *
     sono distrutto sotto il peso della tua mano.

Castigando il suo peccato tu correggi l’uomo, †
     corrodi come tarlo i suoi tesori. *
     Ogni uomo non è che un soffio.

Ascolta la mia preghiera, Signore, *
     porgi l’orecchio al mio grido,

non essere sordo alle mie lacrime, †
     poiché io sono un forestiero, *
     uno straniero come tutti i miei padri.

Distogli il tuo sguardo, che io respiri, *
     prima che me ne vada e più non sia.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 2   Ascolta la mia preghiera, Signore, *
             porgi l’orecchio al mio grido.

Salmo 51

Contro un calunniatore

Chi si vanta si vanti nel Signore (1Cor 1, 31).

Ant. 3   Mi abbandono alla fedeltà di Dio *
             ora e per sempre.

Perché ti vanti del male, *
     o prepotente nella tua malizia?

Ordisci insidie ogni giorno; †
     la tua lingua è come lama affilata, *
     artefice di inganni.

Tu preferisci il male al bene, †
     la menzogna al parlare sincero. *
     Ami ogni parola di rovina, o lingua di impostura.

Perciò Dio ti demolirà per sempre, †
     ti spezzerà e ti strapperà dalla tenda *
     e ti sradicherà dalla terra dei viventi.

Vedendo, i giusti saran presi da timore *
     e di lui rideranno:

«Ecco l’uomo che non ha posto in Dio la sua difesa
     ma confidava nella sua grande ricchezza *
     e si faceva forte dei suoi crimini».

Io invece come olivo verdeggiante nella casa di Dio. †
     Mi abbandono alla fedeltà di Dio *
     ora e per sempre.

Voglio renderti grazie in eterno *
     per quanto hai operato;
spero nel tuo nome, perché è buono, *
     davanti ai tuoi fedeli.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 3   Mi abbandono alla fedeltà di Dio *
             ora e per sempre.

Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison.

V   Tu sei benedetto, Signore.
R   Amen.

L    Benedicimi, Padre.
V   Per Cristo, che è via e verità,
      la divina Maestà  ci benedica.
R   Amen.

PRIMA LETTURA

Dt 29, 1-5. 9-28

Dal libro del Deuteronomio

Maledizione sui trasgressori dell’Alleanza

Mosè convocò tutto Israele e disse loro: «Voi avete visto quanto il Signore ha fatto sotto i vostri occhi, nel paese d’Egitto, al faraone, a tutti i suoi ministri e a tutto il suo paese; le prove grandiose che i tuoi occhi hanno visto, i segni e i grandi prodigi. Ma fino ad oggi il Signore non vi ha dato una mente per comprendere, né occhi per vedere, né orecchi per udire. Io vi ho condotti per quarant’anni nel deserto; i vostri mantelli non vi si sono logorati addosso e i vostri sandali non si sono logorati ai vostri piedi. Non avete mangiato pane, non avete bevuto vino, né bevanda inebriante, perché sapevate che io sono il Signore vostro Dio.
Oggi voi state tutti davanti al Signore vostro Dio, i vostri capi, le vostre tribù, i vostri anziani, i vostri scribi, tutti gli Israeliti, i vostri bambini, le vostre mogli, il forestiero che sta in mezzo al tuo accampamento, da chi ti spacca la legna a chi ti attinge l’acqua, per entrare nell’alleanza del Signore tuo Dio e nell’imprecazione che il Signore tuo Dio sancisce oggi con te, per costituirti oggi suo popolo e per essere egli il tuo Dio, come ti ha detto e come ha giurato ai tuoi padri, ad Abramo, ad Isacco e a Giacobbe.
Non soltanto con voi io sancisco questa alleanza e pronunzio questa imprecazione, ma con chi oggi sta qui con noi davanti al Signore nostro Dio e con chi non è oggi qui con noi. Poiché voi sapete come abbiamo abitato nel paese d’Egitto e come siamo passati in mezzo alle nazioni, che avete attraversate; avete visto i loro abomini e gli idoli di legno, di pietra, d’argento e d’oro, che sono presso di loro. Non vi sia tra voi uomo o donna o famiglia o tribù che volga oggi il cuore lungi dal Signore nostro Dio, per andare a servire gli dèi di quelle nazioni. Non vi sia tra di voi radice alcuna che produca veleno e assenzio. Se qualcuno, udendo le parole di questa imprecazione, si lusinga in cuor suo dicendo: “Avrò benessere, anche se mi regolerò secondo l’ostinazione del mio cuore”, con il pensiero che il terreno irrigato faccia sparire quello arido, il Signore non consentirà a perdonarlo, anzi in tal caso la collera del Signore e la sua gelosia si accenderanno contro quell’uomo e si poserà sopra di lui ogni imprecazione scritta in questo libro e il Signore cancellerà il suo nome sotto il cielo. Il Signore lo segregherà, per sua sventura, da tutte le tribù d’Israele, secondo tutte le imprecazioni dell’alleanza scritta in questo libro della legge.
Allora la generazione futura, i vostri figli che sorgeranno dopo di voi e lo straniero che verrà da una terra lontana, quando vedranno il flagello di quel paese e le malattie che il Signore gli avrà inflitte: tutto il suo suolo sarà zolfo, sale, arsura, non sarà seminato e non germoglierà, né erba di sorta vi crescerà, come dopo lo sconvolgimento di Sòdoma, di Gomorra, di Adma e di Zeboim, distrutte dalla sua collera e dal suo furore, diranno, dunque, tutte le nazioni: “Perché il Signore ha trattato così questo paese? Perché l’ardore di questa grande collera?”. E si risponderà: “Perché hanno abbandonato l’alleanza del Signore, Dio dei loro padri: l’alleanza che egli aveva stabilita con loro, quando li ha fatti uscire dal paese d’Egitto; perché sono andati a servire altri dèi e si sono prostrati dinanzi a loro: dèi che essi non avevano conosciuto e che egli non aveva dato loro in sorte. Per questo si è accesa la collera del Signore contro questo paese, mandandovi contro tutte le imprecazioni scritte in questo libro; il Signore li ha strappati dal loro suolo con ira, con furore e con grande sdegno e li ha gettati in un altro paese, come oggi”.
Le cose occulte appartengono al Signore nostro Dio, ma le cose rivelate sono per noi e per i nostri figli, sempre, perché pratichiamo tutte le parole di questa legge».

RESPONSORIO

R   Contro di te abbiamo peccato, Signore,
      chiediamo un perdono che non meritiamo.
           Tendi la mano a noi che siamo caduti,
           tu che al ladro pentito apristi il paradiso.

V   La vita nostra sospira nell’angoscia,
      ma non si corregge il nostro agire.
      Se aspetti, non ci pentiamo,
      se punisci, non resistiamo.
           Tendi la mano a noi che siamo caduti,
           tu che al ladro pentito apristi il paradiso.

L    Benedicimi, Padre.
V   La grazia dello Spirito santo
      illumini i nostri sensi e il nostro cuore.
R   Amen.

SECONDA LETTURA

Dai «Trattati» di san Zeno di Verona, vescovo

(Tract. I, 36, IX, 28-32: CCL XXII, 98-100)
Elogio della carità

Vediamo donde abbia origine la vera carità, quali siano i suoi fondamenti, a chi sia dovuta in modo particolarissimo. Senza dubbio a colui che ha creato l’uomo e, quale dono di un amore senza fine, gli ha conferito la propria somiglianza, gli ha dato la terra, ha sottoposto al suo potere tutti gli elementi del mondo con gli esseri viventi che ne fanno parte; a colui che ha imposto agli anni, alle stagioni, ai mesi, alle notti e ai giorni e ai due fulgidissimi carri, che percorrono le loro orbite regali, d’essere al suo servizio, offrendogli incessantemente il godimento dei frutti prodotti dal loro alternarsi; a colui che ha richiamato in vita col sacramento della sua maestà e per giunta ha arricchito, rendendolo partecipe del regno celeste, l’uomo ucciso dalla funesta dolcezza dell’amore carnale e sprofondato nel baratro dell’inferno.
O carità, quanto sei pia, quanto sei ricca, quanto sei potente! Nulla possiede chi non possiede te. Tu sei stata capace di mutare Dio in uomo. Tu, dopo averlo ridotto entro limiti umani, per qualche tempo l’hai fatto peregrinare lontano dall’immensità della sua potenza sovrana. Tu per nove mesi l’hai relegato in un carcere verginale. Tu hai reintegrato Eva in Maria. Tu in Cristo hai rinnovato Adamo. Tu nel mondo ormai perduto hai procurato la croce santa per la sua salvezza. Tu, a Dio insegnando a morire, hai debellato la morte. È tuo merito che quando Dio, Figlio di Dio onnipotente, viene ucciso dagli uomini, nessuno d’entrambi si adiri.
Tu hai l’anima del popolo celeste, in quanto assicuri la pace, custodisci la fede, abbracci l’innocenza, coltivi la verità, ami la pazienza, additi la speranza. Tu, per la comune natura, rendi uomini diversi per costumi, età, potere, un solo spirito e un solo corpo. Tu non permetti che nessun tormento, nessun nuovo genere di morte, nessuna ricompensa, nessuna amicizia, nessun vincolo d’affetto, senza dubbio più temibile d’ogni carnefice per lo strazio provocato dalla tenerezza, distolga i gloriosi martiri dal confessare il nome cristiano.
Tu sei lieta di essere nuda per vestire chi è nudo. Se un povero affamato mangia il tuo pane, la fame diventa per te sazietà. La tua ricchezza consiste nel possedere tutto ciò che possiedi per soccorrere i bisognosi. Tu sola non sai essere pregata. Tu prontamente trai in salvo gli oppressi, in qualunque angustia si trovino, anche a prezzo della tua vita. Tu sei l’occhio dei ciechi. Tu sei il piede degli zoppi. Tu sei per le vedove validissimo scudo. Tu per i pupilli sei padre migliore d’entrambi i genitori. Compassione o gioia non consentono che i tuoi occhi rimangano mai senza lacrime. Tu ami talmente i tuoi nemici, che nessuno riesce a distinguere quale differenza ci sia per te tra loro e i tuoi cari.
Tu, lo affermo, unisci gli arcani celesti agli umani, gli umani ai celesti. Tu custodisci i divini misteri. Tu nel Padre comandi, tu nel Figlio obbedisci, tu esulti nello Spirito santo. Tu, pur essendo una in tre, non sei in alcun modo divisa, non ti lasci turbare dalle interpretazioni maligne della curiosità umana. Dalla fonte del Padre ti riversi interamente nel Figlio, e tuttavia, pure riversandoti tutta, non vieni meno. Giustamente ti chiamano Dio, perché sola governi la potenza della Trinità.

SECONDA LETTURA

Dalla lettera enciclica Mysterium Fidei di san Paolo VI, papa

(nn. 67-71.74 in Enchiridion delle Encicliche 7, nn. 909-916 passim)

Invito pressante a promuovere il culto eucaristico

Ogni giorno [...] i fedeli in gran numero partecipino attivamente al sacrificio della Messa, nutrendosi con cuore puro e santo della sacra Comunione, e rendano grazie a Cristo Signore per sì gran dono [...]. Durante il giorno i fedeli non omettano di fare la visita al SS. Sacramento, che dev'essere custodito in luogo distintissimo, col massimo onore nelle chiese, secondo le leggi liturgiche, perché la visita è prova di gratitudine, segno d'amore e debito di riconoscenza a Cristo Signore là presente.
Ognuno comprende che la divina Eucaristia conferisce al popolo cristiano incomparabile dignità. Giacché non solo durante la offerta del Sacrificio e l'attuazione del Sacramento, ma anche dopo, mentre la Eucaristia è conservata nelle chiese e negli oratori, Cristo è veramente l'Emmanuel, cioè il «Dio con noi». Poiché giorno e notte è in mezzo a noi, abita con noi pieno di grazia e verità (cf Gv 1, 14): restaura i costumi, alimenta le virtù, consola gli afflitti, fortifica i deboli, e sollecita alla sua imitazione tutti quelli che si accostano a lui, affinché col suo esempio imparino ad essere miti e umili di cuore, e a cercare non le cose proprie, ma quelle di Dio. Chiunque perciò si rivolge all'augusto Sacramento Eucaristico con particolare devozione e si sforza di amare con slancio e generosità Cristo che ci ama infinitamente, sperimenta e comprende a fondo, non senza godimento dell'animo e frutto, quanto sia preziosa la vita nascosta con Cristo in Dio (cf Col 3, 3); e quanto valga stare a colloquio con Cristo, di cui non c'è niente più efficace a percorrere le vie della santità.
Ne consegue che il culto Eucaristico muove fortemente l'animo a coltivare l'amore «sociale», col quale si antepone al bene privato il bene comune; facciamo nostra la causa della comunità, della parrocchia, della Chiesa universale; ed estendiamo la carità a tutto il mondo, perché dappertutto sappiamo che ci sono membra di Cristo.
Giacché dunque [...] il sacramento Eucaristico è segno e causa dell'unità del Corpo Mistico e in quelli, che con maggior fervore lo venerano, eccita un attivo spirito «ecclesiale», non cessate di persuadere i vostri fedeli che, accostandosi al Mistero Eucaristico, imparino a far propria la causa della Chiesa, a pregare Dio senza intermissione, a offrire se stessi a Dio in grato sacrificio per la pace e l'unità della Chiesa; affinché tutti i figli della Chiesa siano una cosa sola e abbiano lo stesso sentimento, né ci siano tra di loro scismi, ma siano perfetti nello stesso sentimento e nello stesso pensiero, come vuole l'Apostolo (cf 1 Cor 1, 10); e tutti quelli che non sono ancora uniti con perfetta comunione con la Chiesa Cattolica, in quanto sono da essa separati, ma si gloriano del nome cristiano, quanto prima con l'aiuto della divina grazia arrivino a godere insieme con noi di quella unità di fede e di comunione, che Cristo volle fosse il distintivo dei suoi discepoli.
Oh, che il benignissimo Redentore, che già prossimo alla morte pregò il Padre perché tutti quelli che avrebbero creduto in lui diventassero una cosa sola, come lui e il Padre sono una cosa sola (cf Gv 17, 20-21), si degni di esaudire al più presto questo voto Nostro e di tutta la Chiesa che cioè tutti con una sola voce e una sola fede celebriamo il Mistero Eucaristico e, fatti partecipi del corpo di Cristo, formiamo un sol corpo (cf 1 Cor 10, 17) compaginato con quegli stessi vincoli, con i quali egli lo volle formato.

Se all’Ufficio delle Letture seguono immediatamente le Lodi si omettono l’orazione seguente e l’introduzione di Lodi e si recita immediatamente il Cantico di Zaccaria.

ORAZIONE

Padre, che hai redento il mondo
col prodigio della tua carità,
fa’ che la capacità di amare da te infusa nei figli
tocchi e commuova i cuori,
così che tutta l’umanità si rinnovi
e si apra all’arcana realtà della vita celeste.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


Quando l'Ufficio delle letture si recita nelle ore notturne o nelle prime del mattino, invece dell'orazione riportata si può sempre dire l'orazione seguente:

Allontana, o Dio, ogni tenebra
dal cuore dei tuoi servi
e dona alle nostre menti la tua luce.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.

CONCLUSIONE

V   Benediciamo il Signore.
R   Rendiamo grazie a Dio.