UFFICIO DELLE LETTURE

Giovedì, 13 marzo 2025

GIOVEDI
PRIMA SETTIMANA DI QUARESIMA

V   O Dio, vieni a salvarmi.
R   Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Lode a Te, Signore, re di eterna gloria.

INNO

Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra» (Gn 1, 20).

Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore del giorno:

Al quinto giorno tutto ciò che vive
hai tratto, o Dio, dall’acque primordiali:
guizzano i pesci nel mare,
gli uccelli si rincorrono nell’aria.

Nati nell’onda del santo lavacro,
rigeneràti dal sangue di Cristo,
serbaci liberi e puri
nella preziosa vita della grazia.

Non ci avvilisca la colpa
né la superba innocenza ci illuda,
il cuore nell’orgoglio non si esalti
né si deprima per le sue cadute.

Così ti implora il tuo popolo, o Padre,
per Cristo Redentore
che nello Spirito santo
regna con te nei secoli.   Amen.

latino

Magnæ Deus poténtiæ,
qui ex aquis ortum genus
partim remíttis gúrgiti,
partim levas in áera,

Demérsa lymphis ímprimens,
subvécta cælis írrogans,
ut, stirpe una pródita,
divérsa répleant loca:

Largíre cunctis sérvulis,
quos mundat unda sánguinis,
nescíre lapsus críminum
nec ferre mortis tædium,

Ut culpa nullum déprimat,
nullum levet iactántia,
elísa mens ne cóncidat,
eláta mens ne córruat.

Præsta, Pater piíssime,
per Iesum Christum Dóminum,
qui tecum in perpétuum
regnat cum sancto Spíritu.   Amen.

in canto

Dall’ampia distesa dell’acqua
hai tratto, Signore, i viventi:
gli uccelli veloci nell’aria
e i pesci guizzanti nel mare.

Rinati nel santo lavacro,
salvati dal sangue di Cristo,
conservaci liberi e puri
in vita preziosa di grazia.

Il male non spenga fiducia,
nel bene viviamo umilmente;
il cuore rifugga da orgoglio
né mai lo deprima la colpa.

O Padre, così ti imploriamo
per Cristo Gesù Redentore,
che insieme allo Spirito santo
con te vive e regna in eterno. Amen.

INNO

Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore notturne o nelle prime ore del mattino:

Vita di tutti, Cristo Redentore,
o Giudice tremendo, unico Re,
odi pietoso la supplica e accogli
benignamente il canto.

Grata la lode nella notte ascenda
a te, divina Luce,
e l’eco dell’eterna melodia
consoli e allieti i cuori.

Di gioiosa innocenza adorna i giorni,
pensieri ispira di vita immortale,
in ogni azione nostra
sfavilli la tua gloria.

A te, suprema fonte dell’essere,
o Trinità beata,
la Chiesa dei redenti
leva felice l’inno nei secoli.   Amen.

latino

O sator rerum, reparátor ævi,
Christe, rex regum, metuénde censor,
tu preces nostras paritérque laudes
     súscipe clemens.

Noctis en cursu tibi vota laudum
pángimus; præsta tibi sint ut apta,
nosque concéntu réfove perénni,
     lúminis auctor.

Da dies nobis probitáte faustos
mortis ignáram tribuéndo vitam,
semper ut nostros tua sit per actus
     glória perpes.

Glória summum résonet Paréntem,
glória Natum, paritérque sanctum
Spíritum dulci modulétur hymno
     omne per ævum.   Amen.

in canto

Di tutti sei vita, Signore,
o unico Re, nostro Giudice:
tu, mite, ascolta la supplica,
accogli benevolo il canto.

La lode notturna innalziamo
a te che sei Luce divina,
e l’eco dei cori celesti
consoli e allieti i cuori.

Concedi gioiosa innocenza,
pensieri di cielo ispira;
sfavilli la gloria immortale
in ogni azione terrena.

CANTICO DEI TRE GIOVANI

Cfr. Dn 3, 52-56

Ogni creatura lodi il Signore

Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto il tuo nome glorioso e santo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu sul trono del tuo regno, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi †
     e siedi sui cherubini, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu nel firmamento del cielo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito santo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Come era nel principio e ora e sempre
     nei secoli dei secoli, amen, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

SALMODIA

Salmo 17, 31-51

Ringraziamento a Dio salvatore

Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi (Rm 8, 31).

IV (31-35)

Ant. 1   Esaudisci, Signore, chi ti implora, *
             tu che abiti in cielo e solo sei Dio.

La via di Dio è diritta, †
     la parola del Signore è provata al fuoco; *
     egli è scudo per chi in lui si rifugia.

Infatti, chi è Dio, se non il Signore? *
     O chi è rupe, se non il nostro Dio?
Il Dio che mi ha cinto di vigore *
     e ha reso integro il mio cammino;

mi ha dato agilità come di cerve, *
     sulle alture mi ha fatto stare saldo;
ha addestrato le mie mani alla battaglia, *
     le mie braccia a tender l’arco di bronzo.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 1   Esaudisci, Signore, chi ti implora, *
             tu che abiti in cielo e solo sei Dio.

V (36-46)

Ant. 2   La tua destra, o Signore, mi ha sostenuto, *
             e la tua bontà mi ha fatto crescere.

Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza, †
     la tua destra mi ha sostenuto, *
     la tua bontà mi ha fatto crescere.

Hai spianato la via ai miei passi, *
     i miei piedi non hanno vacillato.

Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti, *
     non sono tornato senza averli annientati.
Li ho colpiti e non si sono rialzati, *
     sono caduti sotto i miei piedi.

Tu mi hai cinto di forza per la guerra, *
     hai piegato sotto di me gli avversari.

Dei nemici mi hai mostrato le spalle, *
     hai disperso quanti mi odiavano.
Hanno gridato e nessuno li ha salvati, *
     al Signore, ma non ha risposto.

Come polvere al vento li ho dispersi, *
     calpestati come fango delle strade.

Mi hai scampato dal popolo in rivolta, *
     mi hai posto a capo delle nazioni.
Un popolo che non conoscevo mi ha servito; *
     all’udirmi, subito mi obbedivano,

stranieri cercavano il mio favore, †
     impallidivano uomini stranieri *
     e uscivano tremanti dai loro nascondigli.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 2   La tua destra, o Signore, mi ha sostenuto, *
             e la tua bontà mi ha fatto crescere.

VI (47-51)

Ant. 3   O Signore, fammi trionfare dei miei avversari *
             e liberami dall’uomo violento.

Viva il Signore e benedetta la mia rupe, *
     sia esaltato il Dio della mia salvezza.

Dio, tu mi accordi la rivincita †
     e sottometti i popoli al mio giogo, *
     mi scampi dai miei nemici furenti,

dei miei avversari mi fai trionfare *
     e mi liberi dall’uomo violento.

Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli *
     e canterò inni di gioia al tuo nome.

Egli concede al suo re grandi vittorie, †
     si mostra fedele al suo consacrato, *
     a Davide e alla sua discendenza per sempre.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 3   O Signore, fammi trionfare dei miei avversari *
             e liberami dall’uomo violento.

Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison.

V   Tu sei benedetto, Signore.
R   Amen.

L    Benedicimi, Padre.
V   Per Cristo, che è via e verità,
      la divina Maestà  ci benedica.
R   Amen.

PRIMA LETTURA

Dt 12, 1-14

Dal libro del Deuteronomio

Il Signore deve essere onorato in un unico tempio

Parole di Mosè a Israele:
«Queste sono le leggi e le norme, che avrete cura di mettere in pratica nel paese che il Signore, Dio dei tuoi padri, ti dà perché tu lo possegga finché vivrete sulla terra.
Distruggerete completamente tutti i luoghi, dove le nazioni che state per scacciare servono i loro dèi: sugli alti monti, sui colli e sotto ogni albero verde. Demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco le statue dei loro dèi e cancellerete il loro nome da quei luoghi.
Non così farete rispetto al Signore vostro Dio, ma lo cercherete nella sua dimora, nel luogo che il Signore vostro Dio avrà scelto fra tutte le vostre tribù, per stabilirvi il suo nome; là andrete. Là presenterete i vostri olocausti e i vostri sacrifici, le vostre decime, quello che le vostre mani avranno prelevato, le vostre offerte votive e le vostre offerte volontarie e i primogeniti del vostro bestiame grosso e minuto; mangerete davanti al Signore vostro Dio e gioirete voi e le vostre famiglie di tutto ciò a cui avrete posto mano e in cui il Signore vostro Dio vi avrà benedetti.
Non farete come facciamo oggi qui, dove ognuno fa quanto gli sembra bene, perché ancora non siete giunti al luogo del riposo e nel possesso che il Signore vostro Dio sta per darvi. Ma quando avrete passato il Giordano e abiterete nel paese che il Signore vostro Dio vi dà in eredità ed egli vi avrà messo al sicuro da tutti i vostri nemici che vi circondano e abiterete tranquilli, allora, presenterete al luogo che il Signore vostro Dio avrà scelto per fissarvi la sede del suo nome, quanto vi comando: i vostri olocausti e i vostri sacrifici, le vostre decime, quello che le vostre mani avranno prelevato e tutte le offerte scelte che avrete votato al Signore. Gioirete davanti al Signore vostro Dio voi, i vostri figli, le vostre figlie, i vostri schiavi, le vostre schiave, e il levita che abiterà le vostre città, perché non ha né parte, né eredità in mezzo a voi.
Allora ti guarderai bene dall’offrire i tuoi olocausti in qualunque luogo avrai visto; ma offrirai i tuoi olocausti nel luogo che il Signore avrà scelto in una delle tue tribù; là farai quanto ti comando».

RESPONSORIO

R   Convertiamoci al Signore, nostro Dio;
      effondiamo davanti a lui preghiere e lacrime.
           Egli si ricorderà di noi
           e avrà misericordia.

V   Abbandoniamo la strada del male,
      confessiamo nel pianto le nostre colpe.
           Egli si ricorderà di noi
           e avrà misericordia.

L    Benedicimi, Padre.
V   La grazia dello Spirito santo
      illumini i nostri sensi e il nostro cuore.
R   Amen.

SECONDA LETTURA

Dal «Trattato su Noè» di sant’Ambrogio, vescovo

(24, 86. 87; 26, 94. 95-96: CSEL XXXII/I, 473, 474-475, 480-481)
Dio ha costituito l’uomo signore 
di tutte le cose terrestri

«E il Signore benedisse Noè e i figli di lui, dicendo: “Crescete e moltiplicatevi, riempite la terra e dominatela”» (Gn 9, 1).
Colui dunque che, quasi con numero perfetto, nel sesto giorno, in cui si concluse ogni opera di Dio, fu costituito con operazione pressoché perfetta, diventò l’uomo ad immagine di Dio. A lui è equiparato anche colui che fu trovato giusto nel giorno del diluvio. E perciò Iddio lo stabilì al di sopra di tutte le cose terrestri, come quello creato ad immagine di Dio, poiché l’uno e l’altro si astenevano dai vizi terreni, l’uno perché fu generato in modo da non dover nulla al contagio terreno, l’altro perché nei pericoli era stato provato, soppesato nelle passioni e, nella confusione, non era stato trovato sottomesso al disordine.
Col senso più profondo si intende poi che il giusto cresce per ampiezza e numero di virtù e di dottrina, riempiendo la terra, come se ne fosse il cuore, quasi coscienza e intelligenza dell’universo. Così non sopporta cosa alcuna vuota di sapienza, in cui possa irrompere la stoltezza. Domina pertanto ogni passione terrena e anche i sensi del corpo, sottomette a sé, con un certo terrore e timore, anche le bestie, nelle quali sembra esservi l’immagine della malizia e della ferocia. Ogni malizia infatti è selvaggia e rozza, si riempie, in un certo senso, di vano gonfiore. È anche palese che taluni rettili sembrano avere l’apparenza di passioni letali, dalle quali pare che venga infuso nella mente una specie di veleno. A tutte queste cose dunque, comanda il giusto: non si mescola ad esse, ma le domina, purché la sua mente non sia guidata dal piacere e dalla bramosia, non sia abbattuta dalla tristezza o dal timore, purché egli non trascorra il corso scivoloso e caduco di questa vita nei piaceri della lussuria, ma, da uomo saggio, allontani da sé queste passioni con la continenza e la temperanza. Infine il Signore minacciò una punizione più severa, dicendo: «Domanderò conto del sangue dell’uomo alla mano di suo fratello» (Gn 9, 5). E non è forse fratello colui che, per dir così, è stato dato alla luce dal grembo della natura razionale ed è unito a noi per la generazione della stessa madre? Infatti una medesima natura è madre di tutti gli uomini, e perciò siamo tutti fratelli generati da un’unica e medesima madre, legati da un medesimo vincolo di parentela. Ecco perché il Signore chiamò fratello anche colui al quale si chiede conto del sangue del fratello, volendo con ciò significare che si deve temere maggiormente il pericolo da parte di coloro che sono legati fra loro da vincolo fraterno. Da qui invero derivano le insidie, da qui derivano agli uomini i pericoli più frequenti anche perché, per citare un caso particolare, tra fratelli veri e propri sorgono odi frequenti nelle divisioni di eredità. Inoltre, se ad un fratello è stato dato di più dai genitori, gli altri fratelli s’indignano maggiormente e tentano di sottrarre il favore concesso dai genitori col fratricidio. Sono queste le guerre che destano maggiore preoccupazione, non quelle tra nazioni, ma tra singole famiglie. Dunque il Signore comprese nel suo proposito di punizione coloro che previde si sarebbero maggiormente tesi reciproche insidie.
In terzo luogo è il fatto che lo chiamò fratello, non perché il fratricida meriti quel nome affettuoso, ma perché sia più gravato da quel vocabolo d’amore, per cui ne scaturisca un accrescimento del suo delitto, e sia più giusta la punizione celeste. Dunque il Signore Iddio nostro promette la punizione, affinché sia prostrato dal timore anche in questo modo chi ha scordato gli affetti domestici e sappia che se l’omicida riesce a farla franca con gli uomini, non può sfuggire al giudizio di Dio, ché anzi gli è riservato un supplizio eterno e più grande.

SECONDA LETTURA

Dalla lettera enciclica Ecclesiam Suam di san Paolo VI, papa

(nn . 72-79 passim in Enchiridion delle Encicliche 7, nn . 782-789 passim)
Il dialogo

Ecco, Venerabili Fratelli, l'origine trascendente del dialogo. Essa si trova nell'intenzione stessa di Dio. La religione è di natura sua un rapporto tra Dio e l'uomo. La preghiera esprime a dialogo tale rapporto. La rivelazione, cioè la relazione soprannaturale che Dio stesso ha preso l'iniziativa di instaurare con la umanità, può essere raffigurata in un dialogo, nel quale il Verbo di Dio si esprime nell'Incarnazione e quindi nel Vangelo. Il colloquio paterno e santo, interrotto tra Dio e l'uomo a causa del peccato originale, è meravigliosamente ripreso nel corso della storia. La storia della salvezza narra appunto questo lungo e vario dialogo che parte da Dio, e intesse con l'uomo varia e mirabile conversazione. È in questa conversazione di Cristo fra gli uomini (cfr. Bar 3, 38) che Dio lascia capire qualche cosa di Sé, il mistero della sua vita, unicissima nell'essenza, trinitaria nelle Persone. […]
Bisogna che noi abbiamo sempre presente questo ineffabile e realissimo rapporto dialogico, offerto e stabilito con noi da Dio Padre, mediante Cristo, nello Spirito Santo, per comprendere quale rapporto noi, cioè la Chiesa, dobbiamo cercare d'instaurare e di promuovere con l'umanità.
Il dialogo della salvezza fu aperto spontaneamente dalla iniziativa divina: Egli (Dio) per primo ci ha amati: (1Gv 4, 10) toccherà a noi prendere l'iniziativa per estendere agli uomini il dialogo stesso, senza attendere d'essere chiamati.
Il dialogo della salvezza partì dalla carità, dalla bontà divina: Dio ha talmente amato il mondo da dare il suo Figliuolo unigenito: (Gv 3, 16) non altro che amore fervente e disinteressato dovrà muovere il nostro.
Il dialogo della salvezza non si commisurò ai meriti di coloro a cui era rivolto, e nemmeno ai risultati che avrebbe conseguito o che sarebbero mancati; non hanno bisogno del medico i sani: (Lc 5, 31) anche il nostro dev'essere senza limiti e senza calcoli.
Il dialogo della salvezza non obbligò fisicamente alcuno ad accoglierlo; fu una formidabile domanda d'amore, la quale, se costituì una tremenda responsabilità in coloro a cui fu rivolta, (cfr. Mt 11 ,21) li lasciò tuttavia liberi di corrispondervi o di rifiutarla. […] Così la Nostra missione, anche se è annuncio di verità indiscutibile e di salute necessaria, non si presenterà armata di esteriore coercizione, ma solo per le vie legittime dell'umana educazione, dell'interiore persuasione, della comune conversazione offrirà il suo dono di salvezza, sempre nel rispetto della libertà personale e civile.
Il dialogo della salvezza fu reso possibile a tutti; a tutti senza discriminazione alcuna destinato; (cfr. Col 3, 11) il nostro parimenti dev'essere potenzialmente universale, cattolico cioè e capace di annodarsi con ognuno. […]
Il dialogo della salvezza ha conosciuto normalmente delle gradualità, degli svolgimenti successivi, (cfr. Mt  13, 31) degli umili inizi prima del pieno successo; anche il nostro avrà riguardo alle lentezze della maturazione psicologica e storica e all'attesa dell'ora in cui Dio lo renda efficace. Non per questo il nostro dialogo rimanderà al domani ciò che oggi può compiere; esso deve avere l'ansia dell'ora opportuna e il senso della preziosità del tempo. (cfr. Ef 5, 16) Oggi, cioè ogni giorno, deve ricominciare; e da noi prima che da coloro a cui è rivolto.

Se all’Ufficio delle Letture seguono immediatamente le Lodi si omettono l’orazione seguente e l’introduzione di Lodi e si recita immediatamente il Cantico di Zaccaria.

ORAZIONE

Dio, che hai creato gli uomini a tua immagine
e misericordiosamente li hai redenti,
effondi su noi la tua paterna benedizione,
perché più non si perda la dignità originaria
che nel battesimo ci è stata ridonata.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


Quando l'Ufficio delle letture si recita nelle ore notturne o nelle prime del mattino, invece dell'orazione riportata si può sempre dire l'orazione seguente:

Allontana, o Dio, ogni tenebra
dal cuore dei tuoi servi
e dona alle nostre menti la tua luce.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.

CONCLUSIONE

V   Benediciamo il Signore.
R   Rendiamo grazie a Dio.