UFFICIO DELLE LETTURE
Giovedì, 03 ottobre 2024
BEATO LUIGI TALAMONI, SACERDOTE
Memoria facoltativa
V O Dio, vieni a salvarmi.
R Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Alleluia.
INNO
Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra» (Gn 1, 20).
Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore del giorno:
Al quinto giorno tutto ciò che vive
hai tratto, o Dio, dall’acque primordiali:
guizzano i pesci nel mare,
gli uccelli si rincorrono nell’aria.
Nati nell’onda del santo lavacro,
rigeneràti dal sangue di Cristo,
serbaci liberi e puri
nella preziosa vita della grazia.
Non ci avvilisca la colpa
né la superba innocenza ci illuda,
il cuore nell’orgoglio non si esalti
né si deprima per le sue cadute.
Così ti implora il tuo popolo, o Padre,
per Cristo Redentore
che nello Spirito santo
regna con te nei secoli. Amen.
latino
Magnæ Deus poténtiæ,
qui ex aquis ortum genus
partim remíttis gúrgiti,
partim levas in áera,
Demérsa lymphis ímprimens,
subvécta cælis írrogans,
ut, stirpe una pródita,
divérsa répleant loca:
Largíre cunctis sérvulis,
quos mundat unda sánguinis,
nescíre lapsus críminum
nec ferre mortis tædium,
Ut culpa nullum déprimat,
nullum levet iactántia,
elísa mens ne cóncidat,
eláta mens ne córruat.
Præsta, Pater piíssime,
per Iesum Christum Dóminum,
qui tecum in perpétuum
regnat cum sancto Spíritu. Amen.
in canto
Dall’ampia distesa dell’acqua
hai tratto, Signore, i viventi:
gli uccelli veloci nell’aria
e i pesci guizzanti nel mare.
Rinati nel santo lavacro,
salvati dal sangue di Cristo,
conservaci liberi e puri
in vita preziosa di grazia.
Il male non spenga fiducia,
nel bene viviamo umilmente;
il cuore rifugga da orgoglio
né mai lo deprima la colpa.
O Padre, così ti imploriamo
per Cristo Gesù Redentore,
che insieme allo Spirito santo
con te vive e regna in eterno. Amen.
INNO
Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore notturne o nelle prime ore del mattino:
Vita di tutti, Cristo Redentore,
o Giudice tremendo, unico Re,
odi pietoso la supplica e accogli
benignamente il canto.
Grata la lode nella notte ascenda
a te, divina Luce,
e l’eco dell’eterna melodia
consoli e allieti i cuori.
Di gioiosa innocenza adorna i giorni,
pensieri ispira di vita immortale,
in ogni azione nostra
sfavilli la tua gloria.
A te, suprema fonte dell’essere,
o Trinità beata,
la Chiesa dei redenti
leva felice l’inno nei secoli. Amen.
latino
O sator rerum, reparátor ævi,
Christe, rex regum, metuénde censor,
tu preces nostras paritérque laudes
súscipe clemens.
Noctis en cursu tibi vota laudum
pángimus; præsta tibi sint ut apta,
nosque concéntu réfove perénni,
lúminis auctor.
Da dies nobis probitáte faustos
mortis ignáram tribuéndo vitam,
semper ut nostros tua sit per actus
glória perpes.
Glória summum résonet Paréntem,
glória Natum, paritérque sanctum
Spíritum dulci modulétur hymno
omne per ævum. Amen.
in canto
Di tutti sei vita, Signore,
o unico Re, nostro Giudice:
tu, mite, ascolta la supplica,
accogli benevolo il canto.
La lode notturna innalziamo
a te che sei Luce divina,
e l’eco dei cori celesti
consoli e allieti i cuori.
Concedi gioiosa innocenza,
pensieri di cielo ispira;
sfavilli la gloria immortale
in ogni azione terrena.
CANTICO DEI TRE GIOVANI
Cfr. Dn 3, 52-56
Ogni creatura lodi il Signore
Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu sul trono del tuo regno, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi †
e siedi sui cherubini, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu nel firmamento del cielo, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito santo, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Come era nel principio e ora e sempre
nei secoli dei secoli, amen, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
SALMODIA
Salmo 43
Il popolo di Dio nella sventura
In tutte le tribolazioni noi siamo più che vincitori, per virtù di colui che ci ha amati (Rm 8, 37).
I (2-9)
Ant. 1 Ci hai salvati, o Dio, dai nostri avversari, *
hai confuso i nostri nemici.
Dio, con i nostri orecchi abbiamo udito, †
i nostri padri ci hanno raccontato l’opera che hai compiuto ai loro giorni, *
nei tempi antichi.
Tu per piantarli, con la tua mano hai sradicato le genti, *
per far loro posto, hai distrutto i popoli.
Poiché non con la spada conquistarono la terra, *
né fu il loro braccio a salvarli;
ma il tuo braccio e la tua destra e la luce del tuo volto, *
perché tu li amavi.
Sei tu il mio re, Dio mio, *
che decidi vittorie per Giacobbe.
Per te abbiamo respinto i nostri avversari, *
nel tuo nome abbiamo annientato i nostri aggressori.
Infatti nel mio arco non ho confidato *
e non la mia spada mi ha salvato,
ma tu ci hai salvati dai nostri avversari, *
hai confuso i nostri nemici.
In Dio ci gloriamo ogni giorno, *
celebrando senza fine il tuo nome.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Ant. 1 Ci hai salvati, o Dio, dai nostri avversari, *
hai confuso i nostri nemici.
II (10-17)
Ant. 2 La vergogna non copra il mio volto.
Ma ora ci hai respinti e coperti di vergogna, *
e più non esci con le nostre schiere.
Ci hai fatti fuggire di fronte agli avversari *
e i nostri nemici ci hanno spogliati.
Ci hai consegnati come pecore da macello, *
ci hai dispersi in mezzo alle nazioni.
Hai venduto il tuo popolo per niente, *
sul loro prezzo non hai guadagnato.
Ci hai resi ludibrio dei nostri vicini, *
scherno e obbrobrio a chi ci sta intorno.
Ci hai resi la favola dei popoli, *
su di noi le nazioni scuotono il capo.
L’infamia mi sta sempre davanti *
e la vergogna copre il mio volto
per la voce di chi insulta e bestemmia, *
davanti al nemico che brama vendetta.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Ant. 2 La vergogna non copra il mio volto.
III (18-27)
Ant. 3 Sorgi, o Signore, vieni in nostro aiuto, *
salvaci per la tua misericordia.
Tutto questo ci è accaduto †
e non ti avevamo dimenticato, *
non avevamo tradito la tua alleanza.
Non si era volto indietro il nostro cuore, *
i nostri passi non avevano lasciato il tuo sentiero;
ma tu ci hai abbattuti in un luogo di sciacalli *
e ci hai avvolti di ombre tenebrose.
Se avessimo dimenticato il nome del nostro Dio *
e teso le mani verso un dio straniero,
forse che Dio non lo avrebbe scoperto, *
lui che conosce i segreti del cuore?
Per te ogni giorno siamo messi a morte, *
stimati come pecore da macello.
Svégliati, perché dormi, Signore? *
Dèstati, non ci respingere per sempre.
Perché nascondi il tuo volto, *
dimentichi la nostra miseria e oppressione?
Poiché siamo prostrati nella polvere, *
il nostro corpo è steso a terra.
Sorgi, vieni in nostro aiuto; *
salvaci per la tua misericordia.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Ant. 3 Sorgi, o Signore, vieni in nostro aiuto, *
salvaci per la tua misericordia.
Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison.
V Tu sei benedetto, Signore.
R Amen.
L Benedicimi, Padre.
V Per Cristo, che è via e verità,
la divina Maestà ci benedica.
R Amen.
PRIMA LETTURA
2 Cr 29, 1-2; 30, 1-16a
Dal secondo libro delle Cronache
La Pasqua sacerdotale del re Ezechia
Ezechia divenne re a venticinque anni: regnò ventinove anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Abia, figlia di Zaccaria. Egli fece ciò che è retto agli occhi del Signore come aveva fatto Davide suo antenato. Ezechia mandò messaggeri per tutto Israele e Giuda e scrisse anche lettere a Efraim e a Manasse per convocare tutti nel tempio in Gerusalemme a celebrare la Pasqua per il Signore Dio di Israele. Il re, i suoi ufficiali e tutta l'assemblea di Gerusalemme decisero di celebrare la Pasqua nel secondo mese perché non avevano potuto celebrarla nel tempo fissato per il fatto che i sacerdoti non si erano purificati in numero sufficiente e il popolo non si era radunato in Gerusalemme. La proposta piacque al re e a tutta l'assemblea. Stabilirono di proclamare con bando in tutto Israele, da Bersabea a Dan, che tutti venissero a celebrare in Gerusalemme la Pasqua per il Signore Dio di Israele, perché molti non avevano osservato le norme prescritte. Partirono i corrieri con lettere da parte del re e dei suoi ufficiali per recarsi in tutto Israele e Giuda. Secondo l'ordine del re dicevano: «Israeliti, fate ritorno al Signore Dio di Abramo, di Isacco e di Israele, ed egli ritornerà a quanti fra voi sono scampati dal pugno dei re d'Assiria.
Non siate come i vostri padri e i vostri fratelli, infedeli al Signore Dio dei loro padri, che perciò li ha abbandonati alla desolazione, come potete constatare. Ora non siate di dura cervice come i vostri padri, date la mano al Signore, venite nel santuario che egli ha santificato per sempre. Servite il Signore vostro Dio e si allontanerà da voi la sua ira ardente. Difatti, se fate ritorno al Signore, i vostri fratelli e i vostri figli troveranno compassione presso coloro che li hanno deportati; ritorneranno in questo paese, poiché il Signore vostro Dio è clemente e misericordioso e non distoglierà lo sguardo da voi, se voi farete ritorno a lui». I corrieri passarono di città in città nel paese di Efraim e di Manasse fino a Zàbulon, ma la gente li derideva e si faceva beffe di loro. Solo alcuni di Aser, di Manasse e di Zàbulon si umiliarono e vennero a Gerusalemme.
In Giudea invece si manifestò la mano di Dio e generò negli uomini un pentimento concorde per eseguire il comando del re e degli ufficiali secondo la parola del Signore. Si riunì in Gerusalemme una grande folla per celebrare la festa degli azzimi nel secondo mese; fu un'assemblea molto numerosa.
Cominciarono a eliminare gli altari che si trovavano in Gerusalemme; eliminarono anche tutti gli altari dei profumi e li gettarono nel torrente Cedron.
Essi immolarono la Pasqua il quattordici del secondo mese; i sacerdoti e i leviti, pieni di confusione, si purificarono e quindi presentarono gli olocausti nel tempio. Occuparono il proprio posto, secondo le regole fissate per loro nella legge di Mosè, uomo di Dio.
RESPONSORIO
Cfr. 2 Cr 30, 9; Sal 64, 13
R Il Signore nostro Dio è clemente e misericordioso
e non distoglierà lo sguardo da voi,
se voi farete ritorno a lui.
V Stilleranno i pascoli nel deserto
e le colline si cingeranno di esultanza,
se voi farete ritorno a lui.
L Benedicimi, Padre.
V Il presbitero beato Luigi [Talamoni]
che gioiosamente ricordiamo,
interceda per noi presso il Signore.
R Amen.
SECONDA LETTURA
Da un «Corso di Esercizi Spirituali ai sacerdoti» del beato Luigi Talamoni, sacerdote
La dignità del sacerdote
Non basta una virtù comune, ordinaria! Il prete deve per lo meno aspirare alla perfezione! Egli deve, cioè, volgersi a Dio con maggior trasporto, con maggiore assiduità; deve tenersi in abituale unione con lui; cosi egli deve procurare, con la maggior gloria a Dio, a sé maggiori meriti, a salute, e grado maggiore di felicità. Dio è dappertutto, perché immenso. Tutto canta Dio. Dio dappertutto mi accompagna, mi segue, mi consola. In lui viviamo, ci muoviamo e siamo (cfr. At 17, 28). Ma poiché noi siamo fatti anche di sensi, il Dio d'amore non si accontenta di questa invisibile presenza. Per questo, fin dal principio del mondo, si è manifestato all'uomo con segni sensibili in modo conforme alle sue capacità. Dio parlò, dunque, ad Adamo; lo condusse a confessare il suo peccato; lo confortò con la promessa del Salvatore. Dio condusse il popolo dalla schiavitù d'Egitto alla Terra della libertà, tanto che gli Ebrei dissero: «Non c'è nessun'altra nazione, che abbia Dio tanto vicino a sé, come Dio è vicino a noi» (cfr. Dt 4, 7). Che avrebbe detto quel popolo se avesse conosciuto il Dio del presepio e del cenacolo? Infatti, venuto il tempo dell'amore, Dio scese a dialogare con gli uomini, poiché «mia gioia è stare con i figli dell'uomo». O Signore, tu lasci il cielo per la terra; preferisci la compagnia degli uomini a quella degli angeli? Il nostro peccato suscita la sua misericordia! Ma venne il tempo della separazione: «Figlioli miei, ancora un poco e poi vi lascio...» (cfr. Gv 16, 16ss). Ma non temete: «Non vi lascerò orfani. Non voglio che ve ne andiate affamati» (cfr. Gv 14, 18). Nella mia sapienza onnipotente, nella mia bontà, ho trovato un modo per mezzo del quale potrò rimanere in mezzo a voi, vivo e reale, cosi come siedo alla destra del Padre, fino alla consumazione dei secoli. In quella notte del Giovedì Santo, alla presenza di Giuda, anzi, ricevendola anche Giuda... prevalse l'amore. Ora quel miracolo si rinnova ogni giorno sui nostri altari e nelle nostre chiese, e quel che Gesù Cristo insegnò agli apostoli, il sacerdote lo ripete a noi: «Ecco l'Agnello di Dio! Questo è il mio Corpo e il mio Sangue». Gesù Cristo ha voluto essere presente fino alla consumazione dei secoli, e per questo diede ai sacerdoti il potere sul suo corpo reale.
Il prete è un nulla, il prete è tutto. Oh, se il prete intendesse la sua dignità! Oh, se intendessimo noi il gran Sacramento, quanto ci sentiremmo felici! Grande, augusto, ineffabile questo mistero! Un uomo certo non l'avrebbe mai immaginato. Che Dio ci amasse è un mistero, ma è indubitabile. Moriva per noi e fece quello che appena può desiderare una madre: «Ti mangerei d'amore». Per farsi mangiare d'amore si fece presenza reale. Con una parola Dio crea l'universo. Una parola Dio consegna al suo sacerdote, perché l'universo lo adori, presente nel pane e nel vino. Non lo vediamo, è vero. C'è un velo. È nascosto, ma è lui. E come i santi del Cielo, come san Filippo e santa Teresa, anche noi possiamo dire: «È bello per noi stare qui, Signore» (cfr. Mc 9, 5).
LAUS ANGELORUM MAGNA
Gloria a Dio nell’alto dei cieli, *
e pace in terra agli uomini di buona volontà.
Noi ti lodiamo, ti eleviamo un inno, *
ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo.
Ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, *
Signore Dio, Re del cielo.
Dio Padre onnipotente, *
Gesù Cristo e Spirito santo.
Signore Dio, *
Figlio del Padre.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, *
accogli la nostra supplica.
Tu che siedi alla destra del Padre, *
abbi pietà di noi.
Sii tu la nostra guida e il nostro aiuto; *
salvaci, rendici puri, conservaci nella tua pace.
Liberaci dai nemici *
e dalle tentazioni.
Perché tu solo il santo, *
tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo,
Gesù Cristo, *
nella gloria di Dio Padre con lo Spirito santo.
Ogni giorno ti benediciamo, *
e lodiamo il tuo nome per sempre.
Dégnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Benedetto sei tu, Signore; *
mostrami il tuo volere.
Vedi la mia miseria e la mia pena *
e perdona tutti i miei peccati.
Dalle mie labbra fiorisca la lode, *
la lode al nostro Dio.
Possa io vivere per lodarti: *
mi aiutino i tuoi giudizi.
Come pecora smarrita vado errando; *
cerca il tuo servo perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
Presto ci venga incontro la tua misericordia, †
perché siamo troppo infelici: *
aiutaci, Dio, nostra salvezza.
Benedetto sei tu, Signore, Dio dei nostri padri, *
degno di lode e di gloria nei secoli. Amen.
LAUS ANGELORUM MAGNA
Glória in excélsis Deo *
et in terra pax homínibus bonæ voluntátis.
Laudámus te, hymnum dícimus tibi, *
benedícimus te, adorámus te, glorificámus te.
Grátias tibi ágimus propter magnam glóriam tuam, *
Dómine Deus rex cæléstis.
Deus Pater omnípotens, *
Iesu Christe et sancte Spíritus.
Dómine Deus, *
Fílius Patris.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi, *
sύscipe deprecatiónem nostram;
qui sedes ad déxteram Patris, *
miserére nobis.
Miserére nobis: sύbveni nobis, dírige nos: *
consérva nos, munda nos, pacífica nos,
libera nos ad inimícis, *
a tentatiónibus.
Quia tu solus sanctus, *
tu solus Dóminus, tu solus Altíssimus
Iesu Christie *
in glória Dei Patris cum sancto Spíritu.
Per síngulos dies benedícimus te, *
et laudámus nomen tuum in ætérnum, et in sæculum sæculi.
Dignáre, Dómine, die isto, *
sine peccáto nos custodíre.
Benedíctus es, Dómine, *
doce me iustítias tuas.
Vide humilitátem meam et labórem meum *
et dimítte ómnia peccáta mea.
Eructábunt lábia mea hymnum, *
hymnum Deo nostro.
Vivet ánima mea et laudábit te, *
et iudícia tua adiuvábunt me.
Errávi sicut ovis, quæ períerat: *
requíre servum tuum, quia mandáta tua non sum oblítus.
Cito antícipet nos misericórdia tua, Dómine, †
quia páuperes factin sumus nimis, *
ádiuva nos, Deus salutáris noster.
Benedíctus es, Dómine, Deus patrum nostrórum, *
et laudábilis et gloriósus in sæcula sæculórum. Amen.
Se all’Ufficio delle Letture seguono immediatamente le Lodi si omettono l’orazione seguente e l’introduzione di Lodi e si recita immediatamente il Cantico di Zaccaria.
ORAZIONE
Effondi largamente, o Padre, sulla tua Chiesa
lo Spirito di sapienza e di consiglio,
che animò la vita e le opere del beato Luigi,
perché insieme, pastori e gregge, viviamo ogni giorno di più,
ciascuno secondo la propria vocazione,
come sale della terra e luce del mondo.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.
CONCLUSIONE
V Benediciamo il Signore.
R Rendiamo grazie a Dio.