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Quel sacro silenzio, così necessario e così trascurato

Pubblicato il 12/10/2024

È parte integrante della celebrazione e vuole favorire il raccoglimento, la meditazione, la preghiera di lode e di supplica

Anche la Celebrazione eucaristica domenicale svolge in sé una duplice funzione ministeriale: da parte di Dio nei nostri confronti, e da parte nostra nei confronti di Dio. È una ministerialità dialogica (divino-umana) che il "Signore del sabato" ha posto nelle nostre mani, perché se il sabato è per l'uomo, l'uomo è per Dio (cfr. Levitico 23,3 e Marco 2,27).

Il nuovo Ordinamento generale del Messale romano, tra le novità che ci offre, colloca pure la ministerialità del "silenzio". Ne tratta in particolare nel Capitolo II, "Struttura, elementi e parti della Messa", che comprende numerosi aggiornamenti. La descrizione o la presenza del silenzio accompagna, però, un po' tutto il Messale.

Una prima trattazione del silenzio la troviamo nel n. 45: «Si deve anche osservare, a suo tempo, il sacro silenzio, come parte della celebrazione. La sua natura dipende dal momento in cui ha luogo nelle singole celebrazioni. Così, durante l'atto penitenziale e dopo l'invito alla preghiera, il silenzio aiuta il raccoglimento; dopo la lettura o l'omelia, è un richiamo a meditare brevemente ciò che si è ascoltato; dopo la comunione, favorisce la preghiera interiore di lode e di supplica. Anche prima della stessa celebrazione è bene osservare il silenzio in chiesa, in sacrestia, nel luogo dove si indossano i paramenti e nei locali annessi, perché tutti possano prepararsi devotamente e nei giusti modi alla sacra celebrazione». Il "sacro" silenzio è dunque parte integrante della celebrazione, e i silenzi non sono tutti uguali, ma dipendono dal momento nel quale sono praticati. Nuovo - nell'Ordinamento generale - è l'invito a tacere prima dell'inizio della Celebrazione eucaristica: in chiesa e in sacrestia e nei luoghi annessi... Quanto rumore, e parole inutili quando i preti indossano i paramenti!

La domanda necessaria è: ma noi, siamo abituati-educati a praticare il silenzio?

Sia il libro dei Proverbi (18,13) che il Siracide (11,8) insistono sulla necessità di ascoltare prima di rispondere. In un certo modo l'ascolto attento, l'attenzione del cuore, è possibile solo nel silenzio interiore. Anche quello spazio senza messaggi esterni, come quando si è seduti «durante il sacro silenzio dopo la comunione» (Ordinamento, n. 43), e che abbonda di sacra presenza intima, diventa momento di ascolto attento nel quale il silenzio si fa adorazione individuale e comunitaria, dialogo intenso e calmo. Ma nelle nostre Celebrazioni eucaristiche ci sono questi spazi? E sappiamo impiegarli bene?

Tutto nuovo, nell'Ordinamento generale, è il n. 56 che parla del silenzio nel contesto della Liturgia della Parola. Qui il silenzio è di meditazione e dunque non è ammissibile «ogni forma di fretta che impedisca il raccoglimento». Questi spazi «per mezzo dei quali, con l'aiuto dello Spirito Santo, la parola di Dio viene accolta nel cuore e si prepara la risposta con la preghiera... si possono osservare, ad esempio, prima che inizi la stessa Liturgia della Parola, dopo la prima e la seconda lettura, e terminata l'omelia (n. 66)».


di: don Carlo Cibien
da: Credere 3/2024


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