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Nessuno è ultimo, tutti sono a servizio della comunità che celebra

Pubblicato il 16/10/2024

Nell'Eucaristia c'è una varietà di uffici e ministeri: vescovi, presbiteri, diaconi, fedeli, ognuno ha il suo "posto"   --- 

Il III capitolo dell'Ordinamento generale del Messale romano si apre con un numero tutto nuovo: «La celebrazione eucaristica è azione di Cristo e della Chiesa, cioè del popolo santo riunito e ordinato sotto la guida del vescovo. Perciò essa appartiene all'intero corpo della Chiesa, lo manifesta e lo implica; i suoi singoli membri poi vi sono interessati in diverso modo, secondo la diversità degli stati, dei compiti e dell'attiva partecipazione. In questo modo il popolo cristiano, "stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato" (1 Pietro 2,9), manifesta il proprio coerente e gerarchico ordine» (n. 91, rifacimento del precedente n. 58).

L'Eucaristia fa la Chiesa e la Chiesa fa l'Eucaristia (De Lubac), ma prima dell'Eucaristia e della Chiesa c'è l'amore - essenza della sua ministerialità - di Gesù Cristo, inviato dal Padre nello Spirito. «Così che l'Eucaristia non è soltanto la figura, ma altresì il principio del­ la carità unitiva dei fedeli a Cristo, ed in Cristo fra loro» (san Paolo VI).

Tutti gli uffici e tutti i ministeri sono sulla linea della nota affermazione paolina: «... completo nel mio corpo ciò che manca dei patimenti del Cristo per il suo corpo, che è la Chiesa, della quale sono divenuto ministro, in conformità al compito che Dio mi ha affidato a vostro riguardo, per realizzare la parola di Dio, il mistero che, nascosto ai secoli eterni e alle generazioni passate, ora è svelato ai suoi santi» (Colossesi 1,24-26).

Ci sono competenze e presenze diverse, più o meno visibili; ma se l'umile sacrista (Ordinamento generale n. 105, a, nuovo) non ha preparato il pane e il vino, la celebrazione si blocca. Insomma, nessuno è ultimo e tutti sono a servizio dell'intera comunità celebrante: «Ogni legittima celebrazione dell'Eucaristia è diretta dal vescovo, o personalmente, o per mezzo dei presbiteri suoi collaboratori» (n. 92). E questi, «quando celebrano l'Eucaristia, devono servire Dio e il popolo con dignità e umiltà, e, nel modo di comportarsi e di pronunciare le parole divine, devono far percepire ai fedeli la presenza vi va di Cristo» (n. 93). Così il diacono, «...già nella primitiva età apostolica fu tenuto in grande onore nella Chiesa. [Ma poi se ne perse il servizio permanente]. Egli ha come ufficio proprio di annunciare il Vangelo e talvolta predicare la parola di Dio, proporre ai fedeli le intenzioni della Preghiera universale, servire il sacerdote, preparare l'altare e prestare servizio alla celebrazione del sacrificio, distribuire ai fedeli l'Eucaristia, specialmente sotto la specie del vino, ed eventualmente indicare al popolo i gesti e gli atteggiamenti da assumere» (n. 94).

I fedeli nella celebrazione della Messa formano il popolo di Dio... per rendere grazie a Dio, per offrire la vittima immacolata non soltanto per le mani del sacerdote ma anche insieme con lui, e per imparare a offrire sé stessi… Evitino perciò ogni forma di individualismo... tenendo presente che hanno un unico Padre nei cieli, e perciò tutti sono tra loro fratelli (n. 95).


di: don Carlo Cibien
da: Credere 1/2024


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