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LE TANTE POVERTÀ CHE RIMANGONO INVISIBILI AI PIÙ

Pubblicato il 26/06/2025

Tra orfani di femminicidio e non conoscenza di Dio, occorrono occhi e cuori capaci di vedere e agire.

Cari amici lettori, ci sono povertà di ogni genere, vicine a noi o lontane. Alcune hanno la “fortuna” – se così possiamo dire – di arrivare all’attenzione dell’opinione pubblica, mettendo in moto catene di solidarietà nazionali e internazionali: pensiamo agli aiuti all’Ucraina o agli abitanti della Striscia di Gaza. Conflitti visibili, che si impongono all’attenzione pubblica. Ma ci sono anche tanti conflitti “dimenticati”, perché lontani da noi. Similmente, ci sono anche povertà e sofferenze che rimangono “invisibili” pur essendo “vicine”. Mi soffermo su due che mi hanno fatto molto riflettere in questi giorni.
Qualche giorno fa, un articolo di Avvenire si soffermava sul destino degli orfani di femminicidio, dando notizia del primo contributo raccolto dalla onlus “Il sogno di Olga”, dell’associazione “Olga - Educare contro ogni forma di violenza”, di cui è presidente Giuseppe Delmonte. Le cronache si occupano – giustamente – dei casi di femminicidio, raccontandoli anche a lungo, ma poi, una volta spenti i riflettori, il destino di tanti bambini e ragazzi che hanno perso la madre per mano del padre, che poi si ritrova in carcere, cade nel dimenticatoio. Non ci sono statistiche precise, ma si calcola che ci siano tra 2 e 3 mila giovani in questa situazione di orfananza dolorosa, a volte essi stessi spettatori o addirittura vittime di maltrattamenti e violenza. Spesso a occuparsene sono i nonni, che difficilmente sono in grado di garantire loro condizioni adeguate di crescita. Ragazzi senza genitori e senza casa, senza un sostegno economico (lo Stato garantisce loro 300 euro al mese) e senza un sostegno psicologico per l’elaborazione del trauma subito. «Quanti bambini e bambine non possono più studiare dopo l’uccisione della mamma?», ha notato Delmonte che, a partire dalla sua stessa storia, ha avuto l’idea di mettere in piedi un’associazione che viene incontro alle esigenze, economiche e psicologiche, degli orfani di femminicidio.
Un’altra povertà, poco visibile e poco capita ma reale, è stata ricordata da papa Leone XIV nel Messaggio per la IX Giornata mondiale dei poveri 2025 pubblicato qualche giorno fa: «La più grave povertà è non conoscere Dio». E di questa povertà, paradossalmente, soffrono proprio i più poveri, come ha spiegato citando le parole di papa Francesco: «La peggior discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale. L’immensa maggioranza dei poveri possiede una speciale apertura alla fede; hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede».
Il discorso oggi si può allargare, senza troppe forzature, ai tanti che vivono il travaglio di una ricerca spirituale e non trovano una guida né un approdo. Come si pongono le nostre parrocchie, i nostri gruppi verso questa nuova forma di povertà “spirituale”? Due delle opere di misericordia spirituale chiedono di “consigliare i dubbiosi e insegnare agli ignoranti”. Aggiornate, conservano tutta la loro validità. A patto che ci sia qualcuno capace di vedere questa forma di povertà poco appariscente.


di: don Vincenzo Vitale
da: Credere 26/2025


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