ACUTIS E GAUDÍ, COSÌ DIVERSI, COSÌ VICINI, UNICI NELLA SANTITÀ
Pubblicato il 15/05/2025
La chiamata alla santità è per tutti: non contano la provenienza o le doti di partenza ma ciò che ne facciamo.
Cari amici lettori, la santità può prendere tante vie diverse, tante quanti siamo noi umani. Abbiamo la gioia di assistere in questi giorni alla canonizzazione di Carlo Acutis (1991-2006) a Roma, durante il Giubileo degli adolescenti, ma lunedì 14 aprile papa Francesco ha approvato anche il decreto che riconosce le virtù eroiche di Antoni Gaudi (1852-1926), l'architetto della chiesa della Sagrada Familia di Barcellona (oggi patrimonio Unesco), che si incammina così verso gli altari.
Colpisce la profonda differenza tra i due. San Carlo, morto a 15 anni di leucemia, nato in una famiglia benestante ma senza particolari propensioni religiose (saranno i suoi genitori a essere convertiti più tardi, proprio grazie al figlio). La vita ordinaria di un millennial, nulla di appariscente, fatta delle passioni di un giovane (tecnologia, computer, amicizie, sport...) ma in cui è nascosta una profondità spirituale coltivata. Si scopriranno dopo gli aspetti che non apparivano ai più (l'amore per i poveri ecc.). Insomma, lo straordinario nascosto nell'ordinario. Vengono in mente le parole di san Paolo ai suoi fedeli di Corinto, per ricordare loro come la scelta di Dio nel chiamarli avesse criteri ben diversi dalla sapienza umana: «Non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili» (1Corinzi 1, 26). Dio dona la sua santità ai piccoli che sanno di essere «piccole matite» nelle mani di Dio, per usare l'espressione cara a santa Teresa di Calcutta. San Carlo s'inscrive nel novero di queste figure non appariscenti, di «santi della porta accanto», come li ha definiti papa Francesco. È una consolazione e un incoraggiamento per tutti: la santità fiorisce nella pasta quotidiana di cui siamo fatti, nell'unicità di ognuno (Carlo docet: «Tutti nasciamo come degli originali, ma molti di noi muoiono come fotocopie»). Se Carlo ha vissuto nell"'oscurità" feriale, e per breve tempo, ha lasciato però una traccia che ha generato una "posterità numerosa".
All'opposto sta invece la figura di Antoni Gaudi, che è stato definito «il Dante dell'architettura». Credente a tutto tondo, visse anche vicende esistenziali difficili, sempre nella tota le fiducia in Dio. «I miei cari amici sono morti: non ho né famiglia né clienti, né fortuna... né niente. Ora posso dedicarmi interamente alla Chiesa». E si dedicò anima e corpo per anni alla Sagrada Familia, da lui sentita come una missione affidatagli da Dio, tanto da finire per adattare una stanza nella chiesa come suo alloggio. Morì per un incidente. Non fu riconosciuto al momento, ma al suo funerale assistette una numerosa folla: aveva già la fama di santo. È un esempio di rara compenetrazione tra pensiero, fede e creatività, che ricorda artisti del calibro di Dante o Anton Bruckner, il grande compositore la cui parabola esistenziale un po' ricorda Gaudi.
Cari amici, la chiamata alla santità è per tutti, grandi e piccoli! Non contano la provenienza, le doti più o meno significative, il "materiale" di partenza, ma ciò che ne facciamo... guardando al Signore e facendo di Lui il nostro programma di vita. Come san Carlo e il venerabile Gaudi.
di: don Vincenzo Vitale
da: Credere 17/2025
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