GESTI DEL CELEBRANTE CHE ASSOCIANO L'ASSEMBLEA ALLA PREGHIERA
Pubblicato il 12/03/2025
Il prefazio e la conclusione della Preghiera eucaristica sono caratterizzati da una gestualità pregnante.
Due gruppi di gesti indicati nell'articolo precedente non nascono da ritualismi preconciliari, ma da forme complesse di comunicazione liturgica il cui pregnante significato è spiegato dal contesto della celebrazione.
Il primo gesto, che apre il Prefazio, parte integrante della Preghiera eucaristica, è contestualizzato così dall'Ordinamento generale del Messale romano: «A questo punto ha inizio il momento centrale e culminante dell'intera celebrazione, ... la preghiera di azione di grazie e di santificazione. Il sacerdote invita il popolo a innalzare il cuore verso il Signore nella preghiera e nell'azione di grazie, e lo associa a sé nella solenne preghiera, che egli, a nome di tutta la comunità, rivolge a Dio Padre per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo. Il significato di questa preghiera è che tutta l'assemblea dei fedeli si unisce insieme con Cristo nel magnificare le grandi opere di Dio e nell'offrire il sacrificio. La Preghiera eucaristica esige che tutti l'ascoltino con riverenza e silenzio» (n. 78). Siamo dunque nel cuore della celebrazione e ogni forma di comunicazione ne dovrebbe risultare esaltata.
Iniziando la Preghiera eucaristica, il sacerdote, allargando le braccia, canta o dice: «Il Signore sia con voi». Il gesto, orizzontale, sottolinea ulteriormente la presenza del Signore su tutti i fedeli, quasi abbracciandoli. A questo gesto e a queste parole il popolo risponde: «E con il tuo spirito», quasi a chiudere e rafforzare l'unità dell'intera assemblea. Quindi il sacerdote prosegue: «In alto i nostri cuori», e intanto innalza le mani. Questa volta il gesto è verticale, dal basso verso l'alto, sfruttando l'apicalità delle mani, e passa dai. "voi" al "noi", come sottolinea la risposta di assenso del popolo: «Sono rivolti al Signore». Il sacerdote, con le braccia allargate, soggiunge: «Rendiamo grazie al Signore nostro Dio». Il gesto esprime la disposizione dell'intera assemblea - ma a un livello superiore - al rendimento di - grazie. E il popolo risponde: «È cosa buona e giusta». Quindi il sacerdote, con le braccia allargate, - mantenendo lo stato raggiunto - continua il Prefazio, e al termine, a mani giunte, canta ad alta voce, insieme con tutti i presenti: Santo (n. 148 e 78a e 78b). Il canto del Santo (Inno angelico, cf. Isaia 6, 1-4; Apocalisse 4, 8) indica l'unità tra terra e cielo, contesto nel quale è operata la Preghiera Eucaristica.
Il secondo gesto è descritto così: «Al termine della Preghiera eucaristica, il sacerdote, prendendo la patena con l'ostia insieme al calice, ed elevandoli entrambi, pronuncia, lui solo, la dossologia: "Per Cristo". Il popolo al termine acclama: "Amen". Poi il sacerdote depone sopra il corporale la patena e il calice» (n.151). Ancora troppi sacerdoti depongono patena e calice prima dell'Amen, come se l'assenso solenne dei fedeli non avesse alcun valore. Non rispettano i fedeli e si dimostrano ostinati, nonostante i richiami, a non rispettare ciò che stanno facendo.
di: don Carlo Cibien
da: Credere 8/2024
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