CHIESA, ABUSI SESSUALI E LA PURIFICAZIONE DELLA FEDE
Pubblicato il 30/01/2025
Il progetto "Il coraggio di guardare" della diocesi di Bolzano-Bressanone, un passo importante verso la trasparenza.
Cari amici lettori, avrete forse letto o sentito in questi giorni del progetto promosso dal vescovo di Bolzano-Bressanone Ivo Muser, che ha portato alla realizzazione di un rapporto sugli abusi sessuali commessi nella sua diocesi. Presentato lo scorso 20 gennaio, il Report affidato a una commissione indipendente ha portato alla luce 75 casi di abusi sessuali perpetrati da sacerdoti (41 gli accusati, 29 di questi con alto grado di certezza). È la prima indagine in Italia di questo tipo. Il vescovo si è impegnato a migliorare e ad attuare in modo più efficace tutte le misure e le iniziative già esistenti in merito, assumendosi anche la responsabilità delle mancanze della Chiesa diocesana in proposito.
Va dato atto al vescovo Muser di aver intrapreso con coraggio – il progetto ha nome “Il coraggio di guardare” – un cammino che si rivela sempre doloroso. Egli stesso ha spiegato di aver deciso di aprire l’archivio dopo aver ricevuto delle segnalazioni di casi, perché si potesse fare luce sulla verità e intraprendere i passi necessari per individuare le responsabilità ed evitare altro male. Questo è il primo punto da cui ogni percorso deve partire: l’ascolto delle vittime.
Negli ultimi due decenni tante cose sono andate cambiando, grazie alla lotta agli abusi avviata da Benedetto XVI e continuata con vigore da Francesco. La precedente politica della “copertura” e dell’insabbiamento poco alla volta è stata scardinata. E l’esempio è stato dato non risparmiando eventuali personalità ecclesiastiche di vertice (vedi il caso del cardinale McCarrick).
Certamente il tema degli abusi è un argomento che continuerà a far discutere. È opportuno riflettere su come ci poniamo rispetto al tema. Si tratta di una questione di giustizia (ben diversa dal giustizialismo), che significa: ascolto delle vittime, ricerca della verità e della trasparenza e intraprendere i passi necessari per assicurare i colpevoli alla giustizia. Leggere o ascoltare le testimonianze dei sopravvissuti è semplicemente sconvolgente. Anche a livello della Conferenza episcopale c’è la volontà chiara di tutelare i minori e di garantire Chiese “sicure”: ci sono Linee guida dal 2019, Linee di azione dal 2022 ed è in corso uno studio pilota sugli abusi commessi da chierici in Italia nel periodo 2001-2021, affidato a due enti indipendenti. Nel frattempo, le diocesi si sono andate attrezzando con una rete territoriale di ascolto e sostegno per le vittime. Uno strumento che, va detto, manca nella società civile. Certo, la mentalità non cambia per decisione dall’alto. Ma la strada è segnata: è l’unica per essere ancora credibili. «La fiducia può essere ristabilita solo attraverso la trasparenza e l’onestà», ha dichiarato Muser.
Aprire gli occhi su una realtà come quella degli abusi è doloroso e, per dei credenti, può arrivare a scuotere la fede, oltre che la fiducia nella Chiesa. Le colpe di “pochi” vanno a toccare il popolo di Dio, riversando fango su ogni cosa. Ci si può mettere sulla difensiva negando l’evidenza (è successo persino a familiari di persone abusate), o si può diventare “accusatori” spietati che fanno di ogni erba un fascio. Credo che sarà un sano processo di purificazione della fede se accettiamo di fare i conti con la verità, come ha fatto la diocesi di Bolzano. La purificazione è dolorosa ma benefica. Ci renderà umili. Ci insegnerà la necessità del discernimento, per non diventare diffidenti o cinici. E ci spingerà a fare i conti con il mistero del grano e della zizzania che si ritrovano insieme nella Chiesa.
di: don Vincenzo Vitale
da: Credere 5/2025
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