IL NOSTRO RAPPORTO CON LA BIBBIA IN TEMPI DI LETTURA VELOCE
Pubblicato il 24/01/2025
Un recente bestseller ci interroga su come affrontiamo il Libro sacro. Che ha bisogno di gradualità e di tempo.
Cari amici lettori, domenica 26 gennaio si celebra la sesta Domenica della Parola, istituita da papa Francesco il 30 settembre 2019.
È un’occasione per interrogarci sul rapporto che intratteniamo con la Bibbia, la “lettera d’amore di Dio agli uomini”, secondo una espressione frequente in tanti scrittori cristiani, ma che rimane spesso uno scrigno di tesori sepolti o mummificati.
Paradossalmente, come dice la giornalista Elisabetta Soglio nell’intervista rilasciata a Credere, a volte sono i “non credenti” o comunque chi non si identifica nella Chiesa a “bagnarci il naso”. Soglio fa riferimento a un articolo di Dacia Maraini sul Corriere della sera per l’inizio del Giubileo, in cui la scrittrice riflette su un racconto biblico, la storia di Rut e Noemi, che conosce evidentemente bene: quanti “praticanti” l’hanno letto? La stessa Soglio, da credente praticante, ne è rimasta sorpresa, proponendosi per questo Giubileo di «familiarizzare di più e meglio con la Parola di Dio, fonte della nostra speranza».
Ma gli esempi si potrebbero moltiplicare. Cito solo il “botto editoriale” de Il Dio dei nostri padri. Il grande romanzo della Bibbia, del giornalista Aldo Cazzullo: oltre 300.000 copie vendute, da un autore che non è un esperto di Bibbia ma che ha saputo in qualche modo mediare a un grande pubblico un testo “esotico” come la Bibbia. Le Sacre Scritture, dunque, sembrano attirare oggi persone e persino studiosi “laici”, interessati ai suoi valori filosofici e antropologici.
Dobbiamo però anche riflettere su un altro fatto, certificato dal 58° Rapporto del Censis: le abitudini di lettura si stanno orientando sempre più verso il messaggio visuale rispetto a quello testuale, complici anche i social media come Instagram e TikTok. Non è un caso forse che la serie tv dedicata alla vita di Gesù, The Chosen, apparsa su varie piattaforme e trasmessa da Tv2000, abbia avuto molto successo.
Tra i giovani che leggono, solo il 25% legge i testi per intero, il 13% legge solo i titoli e il 12% si informa solo dai video. In altre parole, stanno mutando le abitudini di lettura: si legge velocemente, rimanendo in superficie, non si “sopportano” testi lunghi e complessi. Cosa dice questo a noi credenti? Ci dice che la Bibbia, che è un testo che “resiste” a questo tipo di lettura veloce, è diventata ancora più ostica e difficoltosa da avvicinare, soprattutto per i giovani.
Non per niente papa Francesco ha insistito più volte su omelie brevi, al massimo 8 minuti.
La Scrittura, per sua natura, richiede un approccio graduale, meditante, lento: un po’ come lo slow food, fa assaporare le sue ricchezze lentamente. Questo perché essa non veicola semplicemente informazioni, non è un testo archeologico del passato, ma una parola viva che vuole coinvolgere, che interpella, che “tira dentro” il suo lettore e gli fa apparire un Volto.
Secondo un antico adagio di san Gregorio Magno «la Scrittura cresce con il lettore», nella misura in cui questi vi si addentra e si lascia “prendere” dal suo dinamismo, che è quello dello Spirito. D’altronde, per le cose importanti della vita ci prendiamo tempo: perché non per la Bibbia? Una curiosità: nei Giubilei del passato, a chi leggeva la Bibbia per mezz’ora al giorno, «con la venerazione dovuta alla parola divina», era concessa l’indulgenza plenaria. E voi, cari amici, che rapporto avete con la Bibbia?
di: don Vincenzo Vitale
da: Credere 4/2025
Commenti
Il tuo commento
Franco il giorno 28/01/2025 alle ore 16:23 ha commentato:
Sì è vero. È facile scoraggiarsi di fronte alla vastità della Bibbia e limitarsi allora alla lettura del solo (o parte) Vangelo che ci sembra più comprensibile. Suggerisco un metodo che a lungo andare può riconciliarci alla lettura del testo biblico e an