TANTI USI DELLA PAROLA, A SERVIZIO DI DIO E DELL'ASSEMBLEA
Pubblicato il 16/01/2025
Pregare, leggere la Parola di Dio, predicare: sono aspetti della parola a cui occorre prestare tutta la cura possibile.
Pregare, leggere la parola di Dio, predicare: tre usi diversi della parola, ma tutti e tre a servizio di Dio e dell'assemblea.
Diceva Paolo VI nel 1973: «È venuta l'ora d'una geniale e concorde osservanza di questa solenne lex orandi nella Chiesa di Dio: la riforma liturgica». Sì, perché la riforma conciliare ci ha insegnato veramente a pregare, anche se non sempre, possiamo affermare di aver appreso la lezione. Come lo scriba divenuto discepolo del regno dei cieli, il Concilio ha estratto dal suo tesoro cose nuove e cose antiche» (Matteo 13, 52), cose veramente preziose, perché il nuovo Messale è custode della fede creduta, celebrata e vissuta, ed è perciò testimone autorevole quella profonda unità che lega la legge del pregare (lex orandi) alla legge del credere (lex credendi) e, infine, alla legge del vivere (lex vivendi). Molta strada si è percorsa in questi decenni per avvicinare il popolo di Dio ai tesori delle Sacre Scritture: urge ora un impegno corrispondente perché la celebrazione liturgica sia vissuta come un luogo privilegiato di trasmissione dell'autentica tradizione della Chiesa e di accesso ai misteri della fede, in un collegamento sempre più stretto con le diverse dimensioni della vita quotidiana (cfr. Presentazione della Cei al Messale romano, n.10).
Prima fase dell'insegnare/imparare a pregare è "sentir pregare" e dunque ascoltare una preghiera ben detta. Se l'obiettivo finale è sintonizzare bocca e mente/cuore, come hanno ribadito i profeti e poi Gesù (cfr. Isaia 29, 13 e Marco 7, 6), il buon esempio di chi presiede la celebrazione porterà gradualmente i suoi frutti nell'assemblea. La preghiera del Signore, il Padre nostro, non sia quindi pronunciato con cadenze e accenti da filastrocca: «Padre nostro | che sei nei cieli l sia santificato il tuo nome... Così in cielo, così in terra...» e sia accompagnato con una giusta postura. Conoscere struttura e contenuto delle preghiere è fondamentale, anche per non aggiungervi interpretazioni personali non sempre corrette. Mai dimenticare che la preghiera non dà voce alla devozione personale del sacerdote, ma alla lex orandi del popolo di Dio. Quindi: a chi mi rivolgo? A nome di chi? Cosa dico?
Un discorso a parte va fatto per la lettura della Parola di Dio. Ci sono ottimi testi di formazione, come il classico di Claude Duchesneau, La Parola del Signore. Una guida per la celebrazione della Parola.
Infine, la predicazione omiletica - alla quale le Esortazioni apostoliche Verbum Domini (2010), e in particolare Evangelii gaudium (2013) hanno prestato molta attenzione -, necessita sempre più di attenzione e cura e l'Ordinamento generale del Messale romano (n. 55) spiega perché: «Infatti nelle letture, che vengono poi spiegate nell'omelia, Dio parla al suo popolo, gli manifesta il mistero della redenzione e della salvezza e offre un nutrimento spirituale; Cristo stesso è presente, per mezzo della sua parola, tra i fedeli. Il popolo fa propria questa parola divina... vi aderisce con la professione di fede e così nutrito, prega nell'orazione universale».
di: don Carlo Cibien
da: Credere 6/2024
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