Tutti gli articoli pubblicati

VARCARE LA SOGLIA IN CERCA DI SPERANZA E DI LIBERAZIONE

Pubblicato il 13/01/2025

Papa Francesco ha aperto il Giubileo: un'occasione di grazia, per essere rinnovati dall'incontro con Cristo.

   Cari amici lettori,
è iniziato il Giubileo ordinario 2025, con l’apertura delle Porte sante a Roma da parte di papa Francesco (servizio a pag. 18), prima in San Pietro il 24 dicembre e poi nel carcere di Rebibbia, il giorno 26, e poi nelle diocesi domenica 29.
Nonostante si tratti di una parola “antica” (proviene da un libro biblico negletto dai cristiani come il Levitico), i cui contorni sfuggono sempre (cos’è un Giubileo va rispiegato ogni volta, come va rispiegato cos’è l’indulgenza), è un evento che riesce a mettere in moto milioni di credenti in ogni parte del mondo. Segno di un’attesa che esiste silenziosa e nascosta, di una ricerca di senso e di parole di speranza che ci abita un po’ tutti.

Ho vissuto l’apertura della Porta santa nella mia città, a Modena. È stata una sorprendente e un po’ inattesa esperienza di popolo di Dio: in processione verso il Duomo, con i lumini in mano, nell’oscurità incipiente, cantando, pregando, in mezzo a una folla che guardava incuriosita. Passo dopo passo, siamo arrivati a varcare la Porta santa, dopo il suono del corno giubilare.
Potenza dei simboli: camminare insieme, varcare una soglia. Lasciarsi alle spalle ciò che appesantisce l’esistenza quotidiana, entrare leggeri in uno spazio nuovo e luminoso di vita. Mi ha colpito la partecipazione sentita di tantissimi fedeli. Ho avvertito la gioia della celebrazione, solenne e semplice, ma ho avvertito anche un po’ di inquietudine.

Ripenso alle parole di papa Francesco all’apertura della Porta santa a San Pietro. Citando un’espressione di Alessandro Pronzato (da La Novena di Natale, bellissimo libro!), il Pontefice ha detto:
«La speranza cristiana è proprio il “qualcos’altro” che ci chiede di muoverci “senza indugio”, come i pastori. A noi discepoli del Signore, infatti, è chiesto di ritrovare in Lui la nostra speranza più grande, per poi portarla senza ritardi, come pellegrini di luce nelle tenebre del mondo».
La grazia del Giubileo è tutta qui, niente più niente meno: «Esso ci invita a riscoprire la gioia dell’incontro con il Signore, ci chiama al rinnovamento spirituale e ci impegna nella trasformazione del mondo, perché questo diventi davvero un tempo giubilare: lo diventi per la nostra madre Terra…; lo diventi per i Paesi più poveri…; lo diventi per tutti coloro che sono prigionieri di vecchie e nuove schiavitù».
Incontrare il Signore e la sua misericordia (questo è in fondo il senso dell’indulgenza), lasciarsene rinnovare, alimentare atteggiamenti di speranza: «Questo è il nostro compito: tradurre la speranza nelle diverse situazioni della vita».

Non è un caso che il Papa abbia voluto aprire una Porta santa anche in un carcere: tutti in qualche modo siamo “in catene”, bisognosi di liberazione e di speranza. Proprio come chi è in carcere. Non per niente, una delle parole della salvezza cristiana è “riscatto/redenzione”, ovvero liberazione degli schiavi: originariamente con un senso sociale, è diventata una parola per dire l’opera di liberazione dal male realizzata da Cristo con la sua Pasqua.

Cari amici lettori, auguro a ciascuno di voi di poter vivere con intensità interiore la grazia di questo Giubileo. Abbiamo tutti bisogno di «aggrapparci alla corda della speranza», come ha detto Francesco a Rebibbia. Di metterci in cammino, ognuno come può, per lasciarci incontrare da Colui che «fa nuove tutte le cose».


di: don Vincenzo Vitale
da: Credere 2/2025


Commenti


Il tuo commento


Ancora nessun commento pubblicato per questo articolo.